Vita di Giovanni Pascoli
Giovanni Pascoli è nato il 31 dicembre 1855 a San Mauro di Romagna in una famiglia numerosa e benestante. Dopo aver perso il padre nel 1867, Pascoli ha vissuto anni difficili, segnati dalla morte anche della madre e di alcuni fratelli. Questi traumi hanno influenzato profondamente le sue opere, caratterizzate dalla presenza dei temi della natura, della campagna e della morte.
Dopo aver vinto una borsa di studio, Pascoli si è iscritto alla facoltà di lettere a Bologna, dove è diventato allievo prediletto di Carducci. In seguito, ha insegnato nei licei a Matera, Massa e Livorno, dimostrando di essere un grande latinista e vincendo molti concorsi di poesia latina.
La vita familiare di Giovanni Pascoli
Dopo la morte di Carducci, Pascoli ha preso la sua cattedra di letteratura italiana all'Università di Bologna. Si è trasferito insieme alle sue sorelle nella casa di campagna di Castelvecchio di Barga, desideroso di ricreare il nido familiare distrutto. Pascoli è stato profondamente colpito dalla morte di Carducci, tanto da prendere la sua cattedra all'università.
Opere principali di Giovanni Pascoli
La prima raccolta di brevi poesie di Pascoli, "Myricae", è stata pubblicata nel 1891. Successivamente, nel 1897, ha pubblicato "I Poemetti", una raccolta di componimenti poetici più lunghi e di tono narrativo. Nel 1903 ha pubblicato "I Canti Di Castelvecchio", considerata la continuazione di Myricae, tratta delle stesse tematiche ma in forma più ampia e distesa.
Pensiero e poetica di Pascoli
Nell'ottica di Pascoli, dentro ognuno di noi esiste un fanciullino, capace di vedere il mondo con meraviglia ed entusiasmo, in grado di cogliere emozioni, atmosfere e altri significati celati dietro alla realtà. Pascoli predilige una poesia in apparenza semplice, incentrata sugli aspetti quotidiani e le piccole cose della natura, che assumono però un valore simbolico. Le liriche pascoliane sono fitte di immagini simboliche che rimandano ai traumi del poeta.
Stile e linguaggio pascoliano
Con Pascoli avviene una rivoluzione poetica poiché inserisce molte novità nelle sue poesie, come l'utilizzo delle frasi brevi e una rappresentazione poetica degli oggetti comuni della quotidianità. Ad esempio, in "Lavandare", l'aratro diventa un simbolo di lotta e fatica quotidiana.
Morte di Giovanni Pascoli
Giovanni Pascoli è morto nel 1912 a causa di un tumore, lasciando dietro di sé un'impronta indelebile nell'ambito della letteratura italiana.
Concludendo, Giovanni Pascoli è stato uno dei massimi esponenti del decadentismo italiano, inserendosi nella corrente del simbolismo e caratterizzandosi per il suo stile rivoluzionario e il suo pensiero poetico profondo e simbolico.