La quiete dopo la tempesta
Quando finisce un momento difficile, ti sei mai sentito stranamente felice? Leopardi aveva capito perfettamente questo meccanismo psicologico. "La quiete dopo la tempesta" dimostra che il piacere è figlio del dolore - non un vero godimento, ma un sollievo quando la sofferenza finisce.
Il canto si apre con una bellissima descrizione del borgo che riprende vita dopo una tempesta. Leopardi usa una serie di verbi che indicano ritorno: "risorge", "torna", "rinnova", "ritorna", "ripiglia". È come se il mondo rinascesse.
La prima strofa dipinge un quadro vivace: uccelli che fanno festa, galline che cantano, donne che vanno a prendere l'acqua, venditori che gridano per strada, il sole che torna a splendere, carri che riprendono a viaggiare.
Nella seconda strofa arrivano le domande filosofiche: quando la vita è mai stata così gradita? Quando l'uomo si dedica al lavoro con tanto amore? La risposta è nel verso centrale: "Piacer figlio d'affanno" - il piacere nasce solo dal dolore che è appena finito.
💡 Concetto chiave: Non è vera felicità, ma "gioia vana che è frutto del passato timore" - anche chi odiava la vita, durante la tempesta, ora vede tutto più sereno.
La terza strofa si rivolge ironicamente alla "natura cortese" (ironia amara!) che regala agli uomini il dolore, ma poi li fa divertire quando riescono a uscirne. Quel sollievo è definito un "mostro" (prodigio) perché miracolosamente dal dolore nasce un grande guadagno.
Il finale è amarissimo: l'uomo può ritenersi fortunato se riesce a "trarre sospiro" tra un dolore e l'altro, perché solo la morte può cessare ogni sofferenza.