L'Infinito e La sera del dì di festa
L'Infinito (1819) apre i piccoli idilli e racconta un'esperienza spirituale unica. Il poeta, sul Monte Tabor a Recanati, è bloccato nella vista da una siepe che paradossalmente libera l'immaginazione.
La poesia si divide in due parti: sensazione visiva (colle, siepe, orizzonte) e sensazione uditiva (vento tra le piante, infinito silenzio). Il verso 8 spezza il componimento, passando dal reale all'immaginario.
Non è misticismo religioso: l'infinito di Leopardi è un viaggio verso il piacere fisico, non verso Dio. Il "naufragar" è dolce perché permette un godimento che nessun piacere concreto può dare.
La sera del dì di festa (1820) affronta l'estraneità del poeta alle gioie giovanili. Una figura femminile indefinita dorme serena, ignara di aver ferito il cuore di Leopardi.
Il poeta si sente escluso dalla felicità altrui e riflette sulla fuga del tempo che cancella tutto. Anche la gloria degli antichi romani svanisce nel silenzio del presente.
💡 Tecnica poetica: L'enjambement (10 su 15 versi) suggerisce l'idea di un viaggio senza limiti verso l'infinito.