Dalla "fase della bontà" al superuomo
Dopo Il piacere, D'Annunzio attraversa un periodo di sperimentazioni incerte, subendo il fascino del romanzo russo (soprattutto Dostoevskij). Nasce la cosiddetta "fase della bontà" che produce il Poema paradisiaco (1891-1893).
Questa raccolta esprime il desiderio di recuperare l'innocenza e l'infanzia, di ritornare agli affetti familiari e alle cose semplici. È divisa in tre parti: hortulus conclusus (poesie a Maria Gravina), hortulus larvarum (amori passati), hortulus animae (altruismo e innocenza). Ma anche qui persistono i temi decadenti: languore voluttuoso, atmosfere sfatte, senso di morte.
La vera svolta arriva con la lettura di Nietzsche e la scoperta del superuomo: un mito di slancio vitalistico ed eroico che inaugura la "letteratura in azione". Il nuovo personaggio dannunziano è aggressivo, energico, vitalistico, ma non nega l'esteta - lo ingloba in sé.
Il superuomo appartiene a quell'élite aristocratica che deve tenere schiava la moltitudine. L'estetismo non è più fuga dalla realtà, ma strumento di dominio su di essa. L'artista-superuomo assume una funzione di vate con compiti attivi, pratici, politici.
Evoluzione chiave: Dal rifiuto della realtà al progetto di dominarla - questa è la rivoluzione del superuomo dannunziano!