Guido Cavalcanti: L'Amore Come Forza Distruttiva
Guido Cavalcanti, figlio di famiglia potente fiorentina e guelfo bianco, porta nel Dolce Stil Novo una visione completamente diversa dell'amore. Se non ci fosse stato Dante, probabilmente sarebbe stato considerato il migliore poeta del suo tempo, ma la sua originalità sta proprio nell'interpretazione materialista e drammatica della passione amorosa.
Nei suoi 52 componimenti, l'amore non eleva ma distrugge: tremore, lacrime e sospiri conducono l'amante alla rovina fisica e mentale. Il dramma si svolge tutto nell'interiorità, rappresentato attraverso personificazioni degli spiriti che presiedono alle facoltà dell'anima.
La donna di Cavalcanti è una "pura realtà mentale", irraggiungibile non perché angelica come in Guinizzelli, ma perché l'amore è concepito come forza cieca e irrazionale che esclude ogni controllo della ragione. Questo crea un'angoscia profonda nell'amante.
Il suo stile mantiene la dolcezza melodica tipica del movimento, ma la riempie di contenuti drammatici. In sonetti come "Voi che per li occhi mi passaste 'l core", descrive gli effetti devastanti dell'amore con una struttura circolare perfetta, dove il cuore spezzato apre e chiude la composizione.
Differenza chiave: Mentre Guinizzelli vede l'amore come elevazione spirituale, Cavalcanti lo presenta come passione distruttiva che annienta la razionalità umana.