Charles Baudelaire: il precursore
Baudelaire (1821-1867) è considerato il maestro dei decadenti, pur morendo prima dell'affermarsi del movimento. Conduce vita da dandy eccentrico, disprezza i valori morali comuni e abbraccia il maledettismo. Sperpera l'eredità familiare, partecipa ai moti del 1848 ma poi si disinteressa alla politica.
La sua opera principale, "I fiori del male" (1857), è una raccolta di poesie divisa in sezioni: Spleen e ideale, I fiori del male, Il vino, La morte. La prima edizione crea scandalo e viene censurata per contenuti osceni.
Il poeta cerca di uscire dallo spleen (noia esistenziale) elevandosi all'ideale di bellezza, ma ricade costantemente nel male. Descrive lo squallore della città industriale, cerca evasione in paradisi artificiali (alcol e oppio), si rivolge provocatoriamente a Satana e infine alla morte come esplorazione dell'ignoto.
Il titolo stesso è provocatorio: associa i fiori (purezza) al male perché nella civiltà moderna degradata è impossibile recuperare l'innocenza. La figura femminile cambia: non più donna-angelo ma essere corporeo destinato alla decomposizione o donna-demonio seduttrice.
Innovazione: Baudelaire inaugura due filoni della poesia moderna: le corrispondenze (legami misteriosi nella realtà) e l'allegoria (interpretazione incerta e difficile).