Analisi di "Chi è questa che vèn, ch'ogn'om la mira" di Guido Cavalcanti
Questa poesia di Guido Cavalcanti rappresenta un esempio emblematico dello Stilnovo, corrente poetica che eleva la donna a simbolo di perfezione e virtù. Il componimento si concentra sulla descrizione di una figura femminile di straordinaria bellezza, la cui presenza ha un effetto sconvolgente su chi la osserva.
Temi principali
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Amore come sofferenza: Cavalcanti sottolinea l'aspetto doloroso dell'amore, presentandolo come un'esperienza che disintegra le facoltà umane.
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Donna angelo: La figura femminile è descritta come una manifestazione terrena della potenza divina, dotata di virtù cristiane e di una bellezza ineffabile.
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Ineffabilità: Il poeta enfatizza l'impossibilità di descrivere adeguatamente la bellezza e la virtù della donna.
Analisi stilistica
Highlight: Il sonetto è ricco di figure retoriche che accentuano l'eccezionalità della donna:
- Uso di subordinate consecutive per sottolineare gli effetti della sua presenza
- Metafore luminose per descrivere la sua bellezza
- Iperboli per esaltare le sue virtù
Vocabulary: Umiltà nel contesto stilnovistico assume il significato di "benevolenza", non di modestia.
Struttura e parafrasi
Il sonetto segue la struttura classica con due quartine e due terzine.
Parafrasi: "Chi è questa che ven ch'ogn'om la mira" può essere così parafrasata:
"Chi è questa donna che avanza, che tutti ammirano, che fa tremare l'aria di luminosità e porta con sé Amore, tanto che nessuno può parlare, ma tutti sospirano? O Dio, che effetto produce quando volge lo sguardo! Lo dica Amore, perché io non saprei descriverlo. Mi sembra una donna di tale benevolenza che ogni altra, in confronto a lei, mi appare malvagia. Non si potrebbe descrivere la sua grazia, poiché ogni nobile virtù si inchina a lei, e la bellezza stessa la indica come sua dea. La nostra mente non fu mai così elevata, né in noi fu mai posta tanta perfezione da poterne avere adeguata conoscenza."
Example: L'immagine della donna che fa "tremar di chiaritate l'âre" (v. 2) esemplifica la sua natura quasi sovrannaturale.
Conclusione
Questa poesia di Cavalcanti rappresenta un perfetto esempio della concezione stilnovistica dell'amore e della donna, elevata a simbolo di perfezione irraggiungibile e fonte di turbamento per l'animo umano. La sua bellezza e virtù sono presentate come manifestazioni divine che trascendono la comprensione umana, sottolineando il tema dell'ineffabilità dell'esperienza amorosa.