Firenze nel mirino: l'ironia più tagliente
L'ultima parte è un capolavoro di sarcasmo politico. Dante finge di consolare Firenze dicendo "puoi esser contenta di questa critica che non ti tocca", per poi demolirla completamente con un'ironia feroce.
Secondo Dante, i fiorentini hanno la giustizia sempre "in sommo de la bocca" - cioè ne parlano continuamente senza mai praticarla davvero. Tutti vogliono le cariche pubbliche gridando "me ne incarico io!", ma poi governano solo per interesse personale.
Il paragone finale è geniale: Firenze è come un'ammalata che si rigira continuamente nel letto senza trovare pace, cambiando sempre leggi, monete, costumi e popolazione attraverso gli esili. Una critica che sembra scritta ieri invece che 700 anni fa!
Il confronto con Atene e Sparta dell'antichità rende l'ironia ancora più pungente: le città che inventarono la democrazia e la disciplina sembrano dilettanti rispetto a Firenze, che fa leggi così "sottili" che quelle di ottobre non arrivano neanche a novembre.
Rifletti: L'instabilità politica che Dante descrive ti ricorda qualcosa del mondo contemporaneo? La critica al continuo cambiamento delle leggi è ancora attuale?