Gli Inni Sacri e La Pentecoste
Dopo la conversione religiosa, Manzoni scrive gli Inni Sacri (ne completa solo cinque dei dodici progettati). Con questi componimenti rompe definitivamente con il neoclassicismo: addio mitologia pagana, endecasillabi solenni e io lirico petrarchesco!
La Pentecoste (1822) è l'inno più importante e celebra la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli. Si divide in tre parti: la discesa dello Spirito, gli effetti del messaggio cristiano nel mondo (con l'utopia di una fratellanza universale), e l'invocazione perché lo Spirito torni tra gli uomini.
Dal punto di vista formale, Manzoni rivoluziona tutto: usa settenari dal ritmo incalzante invece degli endecasillabi, sostituisce l'"io" con il "noi" della comunità dei fedeli, e adotta una sintassi più discorsiva pur mantenendo la solennità con latinismi e aulicismi.
Nell'Ognissanti (incompiuto), Manzoni celebra i santi eremiti attraverso l'immagine del "tacito fior" che sboccia in solitudine. Curiosamente, questo fiore ricorda la ginestra di Leopardi: entrambi offrono una visione anti-consolatoria della realtà, pur partendo da prospettive opposte (religiosa vs atea).
Intuizione chiave: Con gli Inni Sacri nasce una nuova lirica italiana, corale invece che individuale!