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18/9/2022
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A Silvia- Giacomo Leopardi Poesia Silvia, rimembri ancora Quel tempo della tua vita mortale, Quando beltà splendea Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi, E tu, lieta e pensosa, il limitare Di gioventù salivi? Sonavan le quiete Stanze, e le vie dintorno, Al tuo perpetuo canto, Allor che all'opre femminili intenta Sedevi, assai contenta Di quel vago avvenir che in mente avevi. Era il maggio odoroso: e tu solevi Così menare il giorno. lo gli studi leggiadri Talor lasciando e le sudate carte, Ove il tempo mio primo E di me si spendea la miglior parte, D'in su i veroni del paterno ostello Porgea gli orecchi al suon della tua voce, Ed alla man veloce Che percorrea la faticosa tela. Mirava il ciel sereno, Le vie dorate e gli orti, E quinci il mar da lungi, e quindi il monte. Lingua mortal non dice Quel ch'io sentiva in seno. Che pensieri soavi, Che speranze, che cori, o Silvia mia! Quale allor ci apparia La vita umana e il fato! Quando sovviemmi di cotanta speme, Un affetto mi preme Acerbo e sconsolato, E tornami a doler di mia sventura. O natura, o natura, Perchè non rendi poi Quel che prometti allor? perchè di tanto Inganni i figli tuoi? Tu pria che l'erbe inaridisse il verno, Da chiuso morbo combattuta e vinta, Perivi, o tenerella. E non vedevi Il fior degli anni tuoi; Non ti molceva il core La dolce lode or delle negre chiome, Or degli sguardi innamorati e...
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schivi; Nè teco le compagne ai di festivi Ragionavan d'amore. Anche peria fra росо La speranza mia dolce: agli anni miei Anche negaro i fati La giovanezza. Ahi come, Come passata sei, Cara compagna dell'età mia nova, Mia lacrimata speme! Questo è quel mondo? questi I diletti, l'amor, l'opre, gli eventi Onde cotanto ragionammo insieme? Questa la sorte dell'umane genti? All'apparir del vero Tu, misera, cadesti: e con la mano La fredda morte ed una tomba ignuda Mostravi di lontano. Parafrasi Silvia, ricordi ancora quel periodo della tua vita terrena quando la bellezza risplendeva nei tuoi occhi timidi e sorridenti e tu, felice e timorosa, varcavi la soglia della gioventù? Risuonavano i silenzi delle stanze, e le tue vicine al tuo interessante canto, quando eri concentrata a svolgere i lavori femminili e eri seduta molto contenta al pensiero del futuro che progettavi per te. Era il maggio profumato: eri seduta a trascorrere così le tue giornate. lo svolgevo i graditi studi poetici e sospendevo gli impegnativi studi filosofici che consumavano la mia gioventi, e le mie ultime forze, e dal balcone del castello di mio padre porgevo le orecchie per ascoltare la voce del tuo canto e il suono della mano che attraversava la tela con fatica. Guardavo il cielo, le vie assolate e gli orti e da una parte c'era il mare in lontananza e dall'altra i monti. Nessun mortale è in grado di capire ciò che provavo, che sentimenti, che speranze, che stati d'animo, mia Silvia! Come ci sembravano pieni di promesse la vita e il destino! Quando mi ritorna in mente una cosi lieve speranza, un sentimento mi opprime genera sconforto e torno a pensare alle mie sciagure. Natura, perché non cedi nella maturità quello che hai promesso nella giovinezza? che hai promesso nella giovinezza? Perché inganni i tuoi figli? Tu prima che l'inverno essiccasse le piante da un male nascosto morivi. E non potevi assistere al fiorire della tua giovinezza; non ti facevi lusingare il cuore dalle dolci parole, o per i tuoi capelli neri, o per i tuoi sguardi timidi e innamorati; Con te, le tue amiche, non potevano, parlare d'amore. Anche la mia dolce speranza moriva poco a poco: il destino nego anche alla mia vita la mia giovinezza. Come sei trascorsa velocemente, compagna della mia giovinezza, rimpianta speranza! E' questo il mondo tanto sognato? Queste sono le gioie, l'amore, le opere e i fatti passati insieme? Questa è la sorte degli esseri umani? Al manifestarsi della dolorosa realtà, tu povera moristi: e con la mano indicavi la morte e una tomba desolata in lontanaza. Analisi letteraria Nella poesia "A Silvia" non c'è uno schema fisso, le strofe sono libere così da dare la sensazione di vago e indefinito, che equivalgono al bello visto che proprio essi stimolano l'immaginazione e la fantasia, che vengono invece soffocate da descrizioni particolareggiate. La realtà ci porta dolori e dispiaceri e solo con l'immaginazione riusciamo ad allontanarci. Analisi linguistica Nella poesia troviamo una allitterazione, infatti si ripete più volte la lettera "T', che è un suono duro e che sta ad indicare uno stato d'animo gonfio ed esplosivo. Troviamo un iperbato (figura retorica che consiste nell'invertire la normale successione delle parole nel periodo) nel rigo sette "Sonavan le quiete stanze" Vi sono diverse assonanze con la lettera "A", tutte queste parole stanno ad indicare un senso di vasto largo e rilassante. Nei versi 15 e 16 troviamo un chiasmo (figura retorica in cui si crea un incrocio immaginario fra due coppie di parole) "studi leggiadri/sudate carte", i sostantivi "studi e carte' indicano l'attività intellettuale, gli aggettivi "leggiadre e sudate" qualificano le attività e indicano le loro caratteristiche. Leggiamo la parola "porgea" nel rigo 20, non troviamo la parola ascolto perchè il canto è immaginato e non percepito; tutta la poesia è dettata da un ricordo. Nel verso 19 incontriamo una sineddoche (figura retorica che consiste nell'esprimere un'idea con una parola utilizzata normalmente per indicare un'idea diversa ma avente con la prima un rapporto) "veroni” che nel caso di specie significa balconi; ne troviamo un'altra nel verso 14 "menare il giorno Nel verso 27 notiamo la parola "seno" che sta ad indicare la parte per il tutto. Nel verso 34 la parola "acerbo" viene attribuita ad un sentimento, si tratta di una sinestesia: sono scambiati i campi sensoriali. Nel verso 36 c'è un vocativo:"o natura, o natura" Nel verso 40 "tu pria che l'erbe inardisse il verno" è un iperbato. Nel verso 42 incontriamo una metafora "perivi o tenerella" Nel verso 44 la parola "molceva" che significa lusingare è un latinismo da "molcere" Fra il verso 49 ed il verso 51 troviamo una "anafora" vi è infatti la ripetizione della parola "anche". Nel verso 50 con le parole "agli anni miei" andiamo ad incontrare un iperbato. Nel verso 55 notiamo un'altra metafora "mia lacrimata speme", lui infatti piange per la sofferenza di Silvia; infine nel verso 62 vi è un'altra metafora in "la fredda morte", che significa la morte in inverno. Intenzione comunicativa Leopardi in questa poesia non descrive ma immagina, non vede direttamente le cose che dice ma attraverso filtri: fisici, come la finestra, immaginari, come il canto, letterari, come al canto a cui si ispira quello di Circe dell'Odissea, infine, come ultimo filtro, troviamo quello del ricordo che rende vaghe ed indefinite le cose e quindi belle. Tematica "A Silvia" è una riflessione su la vita e sull'amara giovinezza. Non è una storia d'amore, Leopardi e Silvia condividono infatti condizioni simili: simile giovinezza, simili sogni e delusioni. speranze, simili Esperienze parallele vissute da due parti differenti; da una parte abbiamo Silvia che si vive con spensieratezza la sua gioventù cantando ricamando sognando e studiando, dall'alto abbiamo Leopardi che, per colpa della sua malattia, non può vivere i sogni e le speranze promesse dalla natura. Infine si parla della disillusione dell'uomo adulto dalle cose promesse dalla natura nell'età dell'infanzia.