Zenone: il maestro dei paradossi
Zenone visse nel V secolo a.C. e morì da eroe - torturato a morte per aver cospirato contro un tiranno. Ma la sua vera battaglia fu difendere il maestro Parmenide dalle critiche di chi trovava assurde le sue teorie sull'immobilità dell'essere.
La sua strategia? Non attaccare direttamente, ma usare la dialettica - l'arte della confutazione che lui stesso inventò. Zenone partiva dalle tesi degli avversari, le accettava come vere, e poi con il ragionamento logico dimostrava che portavano a contraddizioni assurde.
I paradossi contro la pluralità sono devastanti nella loro semplicità. Se esistessero più cose, sarebbero contemporaneamente finite (perché sono esattamente quelle che sono) e infinite (perché tra due cose ce n'è sempre una terza, poi una quarta...).
Il secondo paradosso è ancora più sottile: se una cosa è fatta di parti senza grandezza, non può avere grandezza. Ma se le parti hanno grandezza, anche piccolissima, e sono infinite, la cosa diventa infinitamente grande!
💡 Ricorda: Zenone non voleva dimostrare che i paradossi erano veri, ma che le tesi degli avversari di Parmenide portavano a conclusioni impossibili.