La metafisica di Tommaso d'Aquino
Tommaso distingue due sensi dell'essere: il senso reale (l'esistenza nella natura) e il senso logico (l'essere usato nei giudizi). Nel senso reale, l'essere si divide in sostanza (ciò che sussiste di per sé) e accidente (ciò che esiste solo in una sostanza). Per Tommaso, l'essere si trova principalmente nelle sostanze e solo in modo derivato negli accidenti.
La realtà secondo Tommaso segue una precisa gerarchia dell'essere. Al livello più basso ci sono le sostanze sensibili (composte da materia e forma), poi le sostanze soprasensibili (prive di materia, costituite solo dalla forma), e infine Dio, che è incomparabilmente superiore e non ha né materia né forma. Tra le sostanze sensibili esiste una sottocategoria che va dalle cose inorganiche fino all'uomo, che possiede un'anima razionale.
La vera innovazione di Tommaso è la distinzione tra essenza ed esistenza. L'essenza è ciò che rende una cosa quello che è, definendone la natura specifica. L'esistenza invece è la realizzazione concreta dell'essenza, ciò che accomuna tutto ciò che esiste. Negli esseri creati (contingenti), l'essenza e l'esistenza sono distinte, mentre in Dio (essere necessario) coincidono.
Pensaci così: Quando immagini un unicorno, ne conosci l'essenza (cosa sarebbe se esistesse), ma questo non lo fa esistere realmente. Per gli esseri del mondo, l'esistenza è come un "dono" che ricevono oltre alla loro essenza, mentre Dio è l'unico la cui esistenza è contenuta nella sua stessa natura!
Con questa distinzione, Tommaso supera la metafisica aristotelica: mentre per Aristotele il mondo è eterno, per Tommaso la realtà è contingente (può esistere o non esistere) e dipende da un principio necessario che è Dio.