La Critica del Giudizio: bellezza e finalità
La terza Critica fa da ponte tra mondo sensibile e sovrasensibile attraverso l'esperienza estetica. Quando giudichiamo qualcosa bello, non stiamo esprimendo un gusto soggettivo ma rivendichiamo un accordo universale basato sul libero gioco di immaginazione e intelletto.
Kant definisce il bello con quattro caratteristiche fondamentali: piace universalmente senza concetto, piace in modo disinteressato, ha finalità senza scopo, ed è oggetto di un piacere necessario. Il sublime, invece, nasce dall'incontro con l'infinito o la potenza della natura, generando un misto di attrazione e sgomento.
Il giudizio teleologico ci porta a vedere finalità in natura, come se fosse organizzata secondo un piano. Anche se non possiamo dimostrarlo scientificamente, questo modo di vedere è necessario per comprendere fenomeni come la vita.
Attraverso l'arte e la contemplazione della natura, intravediamo qualcosa che va oltre il mondo fenomenico. L'esperienza estetica diventa così una finestra sul noumenico, un assaggio di quella dimensione che la conoscenza teorica non può raggiungere.
Bellezza e verità: Per Kant, il bello è "simbolo del bene morale" - ci prepara ad amare qualcosa senza interesse personale.