Il bello e il sublime
Il giudizio estetico in Kant si occupa principalmente dei concetti del bello e del sublime. Il bello riguarda oggetti che suscitano un piacere immediato e universale, basato sulla forma dell'oggetto stesso.
L'universalità del giudizio estetico non deriva da concetti o regole oggettive, ma dal senso comune che tutti gli uomini possiedono. Questo permette di cogliere l'accordo tra l'immagine della cosa e le nostre esigenze di unità e finalità. La bellezza, quindi, non è una qualità oggettiva, ma risiede nel soggetto che la proietta sugli oggetti.
Il sublime è un sentimento dell'illimitato che provoca un "piacevole orrore" di fronte a uno spettacolo grandioso o sconvolgente della natura. Kant distingue due tipi di sublime:
- Il sublime matematico: riferito alla grandezza della natura (immensità del cielo o del mare)
- Il sublime dinamico: nato di fronte alla potenza della natura (terremoti, tempeste)
Differenza fondamentale: Mentre il bello riguarda la forma dell'oggetto e trasmette serenità, il sublime provoca la rappresentazione dell'illimitatezza e suscita un piacere "negativo", qualcosa di serio e tremendo.
Il sublime suscita sentimenti ambivalenti: da un lato la percezione della finitezza umana di fronte all'immensità dell'universo, dall'altro la consapevolezza della grandezza spirituale dell'uomo, capace di elevarsi al di sopra del sensibile. Questo sentimento esalta la qualità dell'uomo come essere pensante, depositario delle idee della ragione e della legge morale.
Con l'analisi del giudizio estetico, Kant completa il suo sistema critico, dimostrando come anche l'esperienza della bellezza e del sublime si fondi su principi universali radicati nella struttura trascendentale del soggetto umano.