La dialettica servo-signore e la coscienza infelice
La dialettica servo-signore è una delle parti più famose della Fenomenologia. Due autocoscienze si scontrano perché ognuna vuole essere riconosciuta dall'altra come libera. Non è una lotta per beni materiali, ma per il riconoscimento della propria dignità.
Il conflitto si risolve quando uno dei due, per paura della morte, accetta di diventare servo. Il signore è chi ha rischiato la vita, il servo è chi ha preferito la schiavitù alla morte. Sembra che il signore abbia vinto, ma in realtà si crea una situazione paradossale.
Il servo, attraverso tre momenti (paura della morte, servizio e lavoro), conquista una vera indipendenza. Il lavoro lo rende creativo e consapevole delle proprie capacità. Il signore invece, limitandosi a godere, diventa dipendente dal servo. Si verifica così un'inversione di ruoli.
Questa dinamica sfocia nella coscienza infelice, tipica del mondo cristiano medievale. L'uomo si sente separato da Dio e questa separazione genera sofferenza. Attraverso devozione, opere e mortificazione di sé, la coscienza cerca di ricongiungersi con l'infinito, ma resta infelice finché non capisce che lei stessa è il divino.
Pensaci: Quante volte nella vita chi sembra più debole si rivela alla fine più forte di chi comanda?