L'assolutismo in Russia - Pietro il Grande
Dopo un lungo periodo di lotte per il potere, nel 1682 divenne "zar di tutte le russie" Pietro I Romanov, detto "Il Grande". Dotato di grande curiosità verso l'Occidente, nel 1697 organizzò una spedizione in Europa alla quale partecipò personalmente per studiare le innovazioni occidentali.
Al ritorno promosse il potenziamento della marina militare, che gli garantì molte vittorie nel Mar Nero contro l'Impero ottomano e tra il 1700 e il 1709 contro la Svezia. La Russia si affacciava finalmente sui mari europei, diventando una grande potenza internazionale.
Pietro attuò una politica di occidentalizzazione, modernizzando il regno sul modello di quelli occidentali. Come Luigi XIV, affidò l'amministrazione delle province a singoli amministratori a lui fedeli e promosse l'istruzione. Per imporre il suo progetto assolutistico, sottomise la Chiesa ortodossa abolendo il potere del patriarca di Mosca e sostituendolo con l'assemblea del Santo Sinodo.
Favorì l'ascesa dei nuovi ceti creando la "Tavola dei ranghi" (1722), una precisa gerarchia delle cariche militari e amministrative. Chiunque volesse fare carriera doveva partire dal gradino più basso, creando una meritocrazia controllata dallo zar.
Nel 1703 fondò alla foce del fiume Neva la nuova capitale Pietroburgo, riccamente abbellita per competere con le capitali europee. Tuttavia, nonostante i successi internazionali, non rivoluzionò la società russa: non nacquero nuovi ceti sociali e ai nobili vennero concesse nuove terre ereditarie con pieni diritti sui contadini.
Pietro fu anche spietato con i nemici: nel 1713 fece uccidere tutte le guardie del corpo accusate di congiura e nel 1718 non risparmiò nemmeno suo fratello Alessandro. Morì nel 1725, lasciando una Russia trasformata in grande potenza europea ma ancora feudale nella struttura sociale.
Punto chiave: Pietro il Grande creò una "finestra sull'Europa" con Pietroburgo, ma mantenne la Russia come società feudale basata sulla servitù!