La campagna di Russia e il crollo dell'impero
Il 1812 è l'anno del disastro totale. La Russia non rispetta il blocco continentale (giustamente, le conviene commerciare con l'Inghilterra!), e Napoleone decide di darle una lezione. Invade con 600.000 uomini, il più grande esercito mai visto.
I russi applicano la tattica della terra bruciata: si ritirano distruggendo tutto quello che può servire ai francesi. Napoleone vince pure a Borodino, ma quando arriva a Mosca la trova vuota e in fiamme. Il sogno si trasforma in incubo: il ritorno in inverno è apocalittico, tra freddo, fame e malattie. Dell'enorme armata tornano solo 100.000 uomini.
Il crollo è immediato: nel 1813 tutta l'Europa si allea nella sesta coalizione. Alla battaglia di Lipsia ("battaglia delle nazioni") Napoleone viene stracciato e costretto ad abdicare. Destinazione: isola d'Elba.
Ma lui non molla! Nel febbraio 1815 fugge dall'Elba e in "cento giorni" riconquista Parigi. Luigi XVIII scappa come un coniglio, ma l'Europa forma subito una settima coalizione. Il 18 giugno 1815, a Waterloo, tutto finisce: prussiani e inglesi annientano definitivamente Napoleone.
Il finale: Napoleone muore prigioniero a Sant'Elena nel 1821, ma la sua eredità - dal Codice civile al nazionalismo europeo - sopravvive ancora oggi!