La struttura della Chiesa medievale e i primi segnali di riforma
La Chiesa medievale aveva una struttura complessa che distingueva tra clero secolare (vescovi, sacerdoti che vivevano nel mondo) e clero regolare (monaci che seguivano una regola monastica). Il percorso per diventare sacerdote richiedeva sette tappe e la conoscenza del latino, mentre i vescovi governavano le diocesi sotto l'autorità papale.
I monaci benedettini seguivano la regola di San Benedetto basata sul motto "ora et labora" (prega e lavora). Il loro "lavoro" consisteva principalmente nella copiatura di manoscritti, preservando così la cultura antica. Spesso trascrivevano anche testi profani di autori come Cicerone per esercitarsi nel latino.
Nell'XI secolo, però, la Chiesa era profondamente corrotta. La simonia (vendita di cariche ecclesiastiche) era diffusa, i sacerdoti vivevano con concubine (nicolaismo), e le elezioni papali erano controllate da famiglie aristocratiche romane. Molti vescovi venivano scelti più per lealtà politica che per qualità spirituali.
La risposta arrivò con nuovi ordini monastici come Cluny (910), che promuoveva l'indipendenza dal controllo locale e l'obbedienza diretta al papa. Successivamente nacquero i camaldolesi, i certosini e i cistercensi, tutti focalizzati su povertà, lavoro manuale e spiritualità autentica.
Punto chiave: La riforma monastica fu il motore del rinnovamento ecclesiastico, partendo dal basso per poi influenzare tutta la Chiesa.