La Sinistra storica: riforme e trasformismo
Nel 1876 iniziò l'era della Sinistra storica con Agostino Depretis - la famosa "rivoluzione parlamentare". Il nuovo governo aveva idee liberali progressiste ispirate a Mazzini e Garibaldi.
La novità più controversa fu il trasformismo: Depretis si alleava con chiunque gli servisse per governare, indipendentemente dalle idee politiche. Una tattica efficace ma che confuse le identità dei partiti.
Le riforme furono importanti: la Legge Coppino (1877) portò l'obbligo scolastico a 9 anni, la Legge Zanardelli (1882) allargò il diritto di voto ai maschi di 21 anni che sapessero leggere e scrivere o avessero un certo reddito.
Nel 1879 abolì la tassa sul macinato - una boccata d'ossigeno per i poveri, anche se danneggiò il bilancio statale.
Il cambiamento più significativo fu il passaggio dal liberismo al protezionismo (1878): tasse doganali per proteggere le industrie tessili e siderurgiche italiane. Questo favorì il Nord industriale ma penalizzò il Sud agricolo, aumentando il divario tra le due parti d'Italia.
In politica estera, quando la Francia colonizzò la Tunisia (1881), l'Italia si sentì tradita e nel 1882 firmò la Triplice Alleanza con Germania e Austria-Ungheria. Un patto difensivo che non piacque agli irredentisti, che volevano liberare Trento, Trieste e la Venezia Giulia.
Conseguenze: Il protezionismo creò le basi dell'industria italiana ma aggravò la questione meridionale.
L'avventura coloniale iniziò subito: Depretis puntava all'Etiopia, ma nel 1887 arrivò il disastro dell'eccidio di Dogali - le truppe italiane furono sterminate.