La caduta di Napoleone
Nonostante il potere di Napoleone sembrasse invincibile, i problemi cominciarono a crescere. Una grave crisi economica provocò disoccupazione e peggioramento delle condizioni di vita, mentre l'aumento delle tasse e le continue leve militari generavano malcontento popolare.
Non potendo sconfiggere la Gran Bretagna militarmente, Napoleone istituì il "blocco continentale" per danneggiarla economicamente, vietando a tutti i paesi europei di commerciare con gli inglesi. Questa strategia, però, finì per danneggiare più l'Europa che la Gran Bretagna, la quale intensificò i commerci con le proprie colonie.
Quando lo zar Alessandro I decise di non rispettare più il blocco, Napoleone invase la Russia nel giugno 1812 con un esercito di 680.000 uomini. Fu l'inizio della fine. I russi adottarono una strategia di terra bruciata, ritirandosi e lasciando Mosca deserta. Quando l'inverno russo arrivò, Napoleone fu costretto alla ritirata. L'esercito francese, decimato dal freddo e dagli attacchi russi, subì una disastrosa sconfitta sul fiume Beresina.
Nel frattempo, la Spagna si ribellava con azioni di guerriglia contro l'occupazione francese. Nel 1813, Austria, Russia, Prussia e Gran Bretagna si coalizzarono nuovamente e sconfissero Napoleone a Lipsia. L'imperatore fu costretto all'esilio all'isola d'Elba, mentre in Francia veniva restaurata la monarchia dei Borbone con Luigi XVIII.
Napoleone riuscì a fuggire e riprendere il potere per un breve periodo (i famosi "cento giorni"), ma il 18 giugno 1815 fu definitivamente sconfitto a Waterloo. Esiliato nell'isola di Sant'Elena, vi morì nel 1821, ma la sua eredità aveva ormai cambiato per sempre il volto dell'Europa.
Rifletti! La parabola di Napoleone ci insegna come anche il più grande potere possa crollare rapidamente quando si espande troppo e perde il consenso popolare. Le sue riforme amministrative e giuridiche, però, sono sopravvissute alla sua caduta e hanno influenzato gli stati moderni.