Gli Unni di Attila e il Crollo Finale
Attila, il "flagello di Dio", guidava un impero nomade che si estendeva dalla Mongolia all'Europa centrale. Nel 447 mise sotto assedio Costantinopoli, poi si rivolse all'Occidente devastando le Gallie e pretendendo pesanti tributi.
La battaglia dei Campi Catalaunici (451) fermò temporaneamente Attila: il generale romano Ezio, alleato con i Visigoti, sconfisse gli Unni ma li risparmiò per evitare che i Visigoti diventassero troppo potenti. Nel 452 Attila invase l'Italia, distruggendo Aquileia e costringendo le popolazioni del Veneto a rifugiarsi nelle lagune, dove fondarono Venezia.
Papa Leone I riuscì miracolosamente a fermare Attila alle porte di Roma, incontrandolo sul fiume Mincio. Una pestilenza tra gli Unni e la morte di Attila nel 453 posero fine alla minaccia, ma l'impero era ormai al collasso.
Nel 454 Valentiniano III uccise Ezio durante un litigio, privando l'impero dell'ultimo difensore capace. L'anno dopo lo stesso Valentiniano fu assassinato, segnando la fine della dinastia di Teodosio.
Ironia della storia: Gli aristocratici romani si aspettavano che i barbari li proteggessero, ma li eliminavano quando diventavano troppo potenti!
Nel 455 i Vandali di Genserico saccheggiarono nuovamente Roma. Papa Leone I riuscì a limitare i danni, ma molte opere d'arte andarono perdute quando una nave vandalica naufragò durante il ritorno in Africa.