Spagna: Il Gigante dai Piedi d'Argilla
All'inizio del Seicento, la Spagna sembrava invincibile sulla carta: controllava la penisola iberica, i regni di Napoli, Sicilia e Sardegna, la Lombardia, le Fiandre e immense colonie in America e Asia. Ma questa vastità era anche la sua debolezza: mantenere un impero così esteso costava troppo rispetto alle reali possibilità economiche del paese.
Il declino economico iniziò con l'indipendenza delle Province Unite, la crisi della Castiglia, e soprattutto la diminuzione dell'oro e dell'argento americano dalle miniere ormai in esaurimento. Pestilenze e carestie ridussero la popolazione, e lo stato si trovò costretto a dichiarare bancarotta per la quarta volta nella sua storia.
Filippo III (1598-1621) si rivelò un sovrano incapace, affidando il governo al duca di Lerma. Questi, invece di risolvere i problemi, si arricchì insieme ai suoi familiari, aumentando la corruzione. La sua decisione più disastrosa fu l'espulsione degli ultimi moriscos - una comunità ancora attiva in agricoltura, artigianato e commercio - indebolendo ulteriormente l'economia.
Con Filippo IV, il potere passò al conte-duca di Olivares che tentò riforme coraggiose: riduzione delle spese di corte, tassazione delle rendite nobiliari improduttive, e distribuzione del carico fiscale su tutti i regni (non solo sulla Castiglia). Il problema fu che contemporaneamente rilanciò la costosa politica di potenza, riaprendo le guerre con le Province Unite e partecipando alla Guerra dei Trent'anni.
💡 Conseguenze drammatiche: La politica di Olivares scatenò la rivolta della Catalogna (1640-1652) e la ribellione del Portogallo che proclamò l'indipendenza nel 1640, riconosciuta dalla Spagna solo nel 1668.