Un paese in crisi dopo la Grande Guerra
Ti sembra incredibile come una guerra possa mandare in frantumi un intero paese? L'Italia del 1918 era proprio così: devastata e piena di problemi. Le fabbriche avevano prodotto solo armi per tre anni e ora dovevano riconvertire la produzione, licenziando migliaia di operai che tornavano dal fronte.
I campi erano abbandonati, i raccolti scarsi e i prezzi aumentavano a dismisura. L'inflazione impoveriva tutti, mentre gli invalidi di guerra avevano bisogno di assistenza che lo stato non riusciva a garantire.
Questo malcontento esplose nel "biennio rosso" (1919-1920). Gli operai occuparono le fabbriche a Milano, Torino e Genova, creando i consigli di fabbrica per gestire la produzione senza i padroni. Al Nord i braccianti occuparono le terre, mentre al Sud il sistema dei latifondi bloccò ogni rivolta.
Giolitti tornò al governo nel 1920 e risolse temporaneamente i contrasti. Nacquero nuovi partiti: il Partito Popolare Italiano di Luigi Sturzo (cattolico e moderato) e il Partito Comunista Italiano di Gramsci e Bordiga, che si staccò dai socialisti accusandoli di essere troppo concilianti.
💡 Ricorda: Il "biennio rosso" prende il nome dal colore simbolo dei movimenti socialisti e comunisti!