Società ed economia sumera
Nel corso del III millennio a.C., la differenziazione sociale all'interno delle città sumeriche si intensificò, grazie alla ricchezza prodotta dall'agricoltura che alimentò attività di artigiani, mercanti, funzionari e scribi. Era rilevante lo sfruttamento degli schiavi, che potevano essere prigionieri di guerra, debitori insolventi o persone vendute dalle proprie famiglie in condizioni di povertà.
La condizione della donna in Mesopotamia era relativamente migliore rispetto ad altre civiltà antiche. Pur sottomessa all'uomo, prima al padre e poi al marito, la donna era tutelata come madre. In caso di morte del marito, i diritti sui figli passavano direttamente a lei. Le donne di livello sociale elevato potevano possedere proprietà, venderle, acquistarne ed ereditare.
💡 I sumeri svilupparono notevoli conoscenze in astronomia, matematica e ingegneria, con un sistema di misurazione del tempo basato sul numero 60 che usiamo ancora oggi.
Verso la metà del III millennio a.C., emerse una figura di re che governava e si dedicava a questioni politiche e militari, mentre il tempio e i sacerdoti amministravano le città e garantivano il culto religioso.
I sumeri adoravano divinità antropomorfe che personificavano le forze naturali: An (cielo), Enlil (vento), Enki (acqua), Nisaba (grano), Utu (sole), Nana (luna) e Inanna (fertilità). Essi svilupparono le prime spiegazioni del mondo su base politico-religiosa, immaginando che all'origine di tutto ci fosse il caos, da cui gli dei avevano creato la Terra, il cielo e gli uomini.
L'alto grado di evoluzione culturale dei sumeri è testimoniato dall'invenzione della scrittura intorno al 3000 a.C., dalle conoscenze astronomiche e matematiche (come il sistema sessagesimale basato sul numero 60), e dall'applicazione della ruota ai trasporti terrestri.