Il Biennio Rosso e la Marcia su Roma
Le elezioni del 1919 rivoluzionarono tutto: per la prima volta si usò il sistema proporzionale e vinsero socialisti e popolari. Ma il Partito Socialista era diviso tra massimalisti (che volevano imitare la rivoluzione russa) e riformisti come Filippo Turati.
Il biennio rosso (1919-1920) vide occupazioni di fabbriche e lotte nelle campagne. Giolitti, tornato al governo, gestì la crisi senza usare la forza, mediando tra operai e industriali. Sembrava che la situazione si stesse calmando, ma poi accadde qualcosa di decisivo.
L'eccidio di Bologna del novembre 1920 cambiò tutto: durante l'insediamento del nuovo sindaco socialista, scoppiarono violenti scontri che causarono diverse vittime. Questo episodio scatenò il fascismo agrario e la nascita delle temibili squadre d'azione.
Le spedizioni punitive fasciste, finanziate dalla borghesia terriera e composte da ex combattenti e giovani delusi, iniziarono a devastare le sedi delle leghe socialiste. Molti politici liberali tollerarono questa violenza, pensando di poterla usare contro i socialisti. Grave errore! Dopo le elezioni del 1921, Mussolini trasformò i Fasci nel Partito Nazionale Fascista (PNF), e il 28 ottobre 1922 le camicie nere marciarono su Roma. Il re rifiutò di firmare lo stato d'assedio e Mussolini divenne primo ministro.
💡 Punto chiave: La violenza squadrista fu tollerata dai liberali che speravano di usarla contro i socialisti, ma finì per distruggerli tutti.