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Germania nazista

11/2/2023

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La Germania nazista
LA REPUBBLICA DI WEIMAR
Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale la Germania si trovava in una situazione
disastrosa dal

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La Germania nazista LA REPUBBLICA DI WEIMAR Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale la Germania si trovava in una situazione disastrosa dal punto di vista economico. Nel 1919, dopo il crollo della Monarchia, la Germania era diventata una Repubblica federale con un Governo moderato, che avrebbe dovuto avviare il paese verso la democrazia: La Repubblica di Weimar. Ma l'esasperazione e il disagio del popolo tedesco diedero spazio a formazioni estremiste di sinistra e di destra, che misero in seria difficoltà la vita della neonata Repubblica. In Germania nasce un nuovo partito simile a quello italiano, il Partito Nazista. Tale partito rispondeva alle aspettative della classe imprenditoriale che desiderava la nascita di uno Stato forte, capace difendere i loro interessi e di risollevare dal baratro la Germania. LE ELEZIONI DEL 1930 Tra il 1925 e il 1929 la Germania riuscì a riprendersi e a far fronte alle difficoltà economiche, ma la situazione tornò a farsi pesante per colpa della grande depressione del 1929 che aveva investito l'Europa. Gli Stati Uniti, che avevano aiutato con prestiti la ripresa della Germania, furono costretti a chiedere la restituzione degli aiuti con gli interessi, provocando un grave danno all'economia tedesca. Le elezioni del 1930 videro un forte declino dei socialdemocratici e dei par-titi moderati e una crescita dei partiti estremisti. I comunisti, che avevano...

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Didascalia alternativa:

avuto nelle precedenti consultazioni solo il 2% dei voti, passarono al 13%, mentre i nazionalsocialisti, con il 18% dei consensi, divennero il secondo partito tedesco (il primo restava quello socialdemocratico) e furono di fatto i vincitori delle elezioni. LA PROMESSA DI UNA GRANDE GERMANIA Ç Il Partito Nazista pareva, a molti tedeschi, l'unico capace di risolvere i problemi del paese e di restituire alla Germania il suo orgoglio e la sua dignità. Capo e ispiratore delle idee del partito era Adolf Hitler, nato da una famiglia austriaca piccolo- borghese. Hitler proponeva dunque gli ideali nazionalistici di uno Stato forte guidato da un solo uomo dotato di capacità di comando (pronto a usare la forza per farsi obbedire), del valore militare e aveva come obiettivo il ritorno della Germania alla grandezza del passato. L'8 e il 9 novembre 1923 Hitler tentò di organizzare un colpo di Stato; le complicità e gli appoggi su cui contava, però, vennero a mancare e il tentativo fallì. Hitler fu condannato a cinque anni, ma ne scontò meno di uno. Nel 1924, mentre si trovava in carcere, Hitler scrisse un libro intitolato Mein Kampf (“La mia battaglia"), nel quale illustrava il suo progetto: creare un impero la cui religione fosse il mito della razza dominante, con alla guida egli stesso. Tutti i cittadini tedeschi dovevano sentirsi in obbligo di far diventare il proprio paese ricco e potente sacrificando la "libertà del singolo alla collettività". Il concetto della razza dominante si sarebbe concretizzato nella persecuzio-ne in primo luogo contro gli Ebrei, accusati di essere i responsabili di tutti i peggiori mali del mondo (infatti la gravissima crisi economica del dopoguerraera ritenuta la conseguenza di un complotto dell'Ebraismo internazionale ai danni della Germania, poiché gli Ebrei erano fortemente rappresentati negli ambienti industriali e finanziari di tutto il mondo capitalista). Secondo la teoria hitleriana dello spazio vitale, il popolo tedesco, superiore per razza, aveva il dovere e il diritto, sotto le direttive autoritarie del suo Capo, di riprendere il proprio posto fra le grandi potenze del mondo, annettendosi tutti i territori abitati da popolazioni di lingua tedesca ed espandendosi verso l'Europa dell'Est e la Russia, abitate da popolazioni di razza inferiore. Hitler riuscì a ottenere il consenso di tutte le classi sociali promettendo lavoro e ordine, nell'interesse superiore della Nazione, e facendo leva sul desiderio di riscatto del popolo tedesco, umiliato dal Trattato di Versailles. IL NAZISMO AL POTERE Nel 1932, in una Germania con milioni di disoccupati, si svolsero ben tre elezioni. Nelle elezioni di novembre il Partito Nazionalsocialista divenne il primo partito tedesco; a quel punto il presidente Hindenburg fu costretto a nominare Adolf Hitler cancelliere,il 30 gennaio del 1933. In un primo momento Hitler formò un Governo di coalizione (si alleò cioè con altri partiti), ma subito dopo, nel febbraio del 1933 sciolse le Camere e indisse ancora una volta le elezioni. Verso lafine di febbraio, a pochi giorni dalla consultazione, i nazisti incendiarono la sede del Parlamento (il Reichstag) diffondendo la notizia che il disastro era stato provocato dai comunisti e migliaia di dirigenti comunisti, ma anche socialdemocratici, cattolici e liberali furono arrestati e torturati. Pur non ottenendo la maggioranza assoluta nelle elezioni di marzo, Hitler si fece assegnare dal Parlamento pieni poteri e iniziò a imporre la sua dittatura personale basata sul Partito unico: furono sciolti tutti gli altri partiti, abolite le associazioni sindacali e soppresse le libertà di stampa, di associazione e di parola, come già era avvenuto in Italia nel 1925 per opera del fascismo. Il 30 giugno 1934 Hitler ordinò alle SS (significa "Corpi di protezione", erano l'esercito personale del Führer, fondato nel 1925), di massacrare il comandante della SA Roehm e il suo stato maggiore nella cosiddetta notte dei lunghi coltelli. Hitler assunse l'appellativo di Führer (capo, guida) e nel settembre del 1934 proclamò la nascita del Terzo Reich (Impero). Hitler instaurò un regime di terrore nei confronti di tutti gli avversari, istituendo i lager, campi di concentramento in cui venivano deportati tutti i dissidenti colpevoli di appartenere a formazioni politiche diverse dal nazismo, ma anche tutti quelli considerati deboli nel corpo e nella mente. Nel 1935 furono varate le Leggi di Norimberga, che privavano gli Ebrei della cittadinanza tedesca, li facevano oggetto e subivano azioni persecutorie e proibizioni, come l'obbligo di farsi riconoscere applicando sui propri abiti una stella gialla, la stella di Davide, simbolo dell'Ebraismo. Nella notte tra l'8 e il 9 novembre del 1938 i negozi degli Ebrei vengono distrutti e date alle fiamme molte sinagoghe e le loro tombe profanate; è l'inizio dell'internamento nei lager. La dittatura nazista, come quella fascista in Italia, utilizza la repressione e la propaganda per ottenere il consenso del popolo: controlla i mezzi di comunicazione di massa e la scuola e crea la Hitlerjugend. LA POLITICA ECONOMICA ( La lotta alla disoccupazione fu il primo obiettivo della politica economica di Hitler, il quale si rendeva conto che la sua ascesa al potere era dovuta in gran parte alle aspettative del popolo tedesco in questo senso. In sintonia con i grandi gruppi finanziari e industriali del paese, ma ampliando la partecipazione statale a tutte le attività economiche, egli diede una forte spinta ai lavori pubblici, come la costruzione di strade, aeroporti e abitazioni popolar Per raggiungere gli obiettivi di forte espansione previsti nel programma di Hitler, dal 1936 tutta l'economia del paese fu indirizzata a raggiungere l'autosufficienza e a produrre materiale bellico. I risultati, dal punto di vista economico, furono positivi, con il raddoppio della produzione industriale e la disoccupazione fu abbattuta . In realtà, però, aumentò in modo enorme il deficitdello Stato: le spese dello Stato, cioè, superarono di gran lunga le entrate. La liquidazione dei sindacati e la soppressione del diritto di sciopero permisero ai proprietari e agli imprenditori di conseguire larghi profitti, ma la rigida disciplina imposta ai lavoratori era controbilanciata da una serie di concessioni: l'assegnazione di case, le ferie retribuite, l'organizzazione di attività ricreative e sportive e di corsi di educazione popolare. LA POLITICA ESTERA La politica estera di Hitler mirava all'annullamento del Trattato di Versailles e all'espansione verso Est. il deficit pubblico provocato dalle spese militari e civili era una forte spinta verso una politica estera di aggressioni e conquisteper impadronirsi delle ricchezze naturali dei paesi conquistati. Nel 1933 la Germania abbandonò la Conferenza Internazionale per il Disarmo e uscì dalla Società delle Nazioni. Nel 1935 Hitler reintrodusse il servizio militare obbligatorio. Nel 1936 Hitler iniziò la sua politica di espansione e occupò militarmente la regione della Renania. Nel 1938 il Führer realizzò l'annessione dell'Austria (Anschluss), richiesta ufficiale dal cancelliere austriaco Seyss-Inquart, capo del Partito Nazionalsocialista austriaco, per "ristabilire l'ordine" in seguito a un periodo di crisi istituzionale e sociale. L'unione tra Austria e Germania fu infine sancita da un plebiscito manipolato. Hitler chiese al presidente cecoslovacco di concedere ai Sudeti l'indipendenza; al rifiuto di quest'ultimo il Führer decise l'invasione. La regione fu occupata dalle forze militari del Reich con l'assenso di Francia, Inghilterra e Italia che, con gli accordi di Monaco, nel 1938 riconobbero l'annessione. La parte democratica dell'Europa volle evitare la contrapposizione diretta con la Germania nonostante le forti provocazioni e pensò che un forte Stato tedesco avrebbe fatto da baluardo verso l'Est contro la possibile espansione del regime comunista sovietico.