I Grandi Temi delle Epistole
I temi principali delle Epistulae riflettono le preoccupazioni esistenziali di Seneca. L'otium è centrale: Seneca si presenta come chi ha scelto troppo tardi la vita contemplativa e ora cerca di recuperare il tempo perduto. Il secessus (ritiro) rappresenta il periodo 52-64 d.C. in cui finalmente ottiene la vita calma sperata.
La sapientia è l'obiettivo finale: la vera gioia risiede nella sapienza, ma si può realizzare solo combattendo le passioni (impulsi irrazionali) che minacciano la pace dell'anima. Seneca non parla mai direttamente di Nerone, ma ricorda episodi della giovinezza, il padre, la moglie Paolina e i suoi maestri.
La virtù è il vero bene da ricercare. Seneca esorta Lucilio a liberarsi dai falsi giudizi, evitare la folla, scegliere pochi amici selezionati e dialogare con i grandi filosofi del passato. Pur aderendo allo stoicismo, non esclude altre filosofie e spesso cita massime epicuree.
Saggezza di vita: Il saggio che ha realizzato la virtù muore senza rimpianti perché ha conquistato l'autarkeia (autosufficienza).
Tempo e morte sono temi ricorrenti. Seneca, ormai anziano, è pronto a morire senza paura perché la morte rappresenta comunque un annullamento dei mali. È stolto ribellarsi a qualcosa di inevitabile, e alla valutazione quantitativa del tempo bisogna sostituire quella qualitativa.
La divinità è concepita come un unico dio, intelligenza dell'universo (logos), con cui il sapiens può instaurare un rapporto personale, diversamente dal tradizionale dio stoico immanente al mondo.