La Filosofia di Seneca: Sapienza, Tempo e Morte nella Dinastia Giulio-Claudia
La filosofia di Seneca rappresenta uno dei pilastri fondamentali del pensiero stoico durante l'Età Giulio-Claudia. Il filosofo sviluppa una concezione pratica della sapienza, vista come un percorso graduale di perfezionamento morale (proficiscere). In questo cammino, Seneca assume il duplice ruolo di medico e paziente, maestro e discepolo, come evidenziato dalla frequente compresenza dei verbi discere e docere nelle sue opere.
Definizione: La sapienza secondo Seneca è un processo dinamico di miglioramento continuo, non uno stato statico da raggiungere.
Il tema del tempo e della morte occupa una posizione centrale nella riflessione senecana. Il filosofo mantiene una posizione complessa e articolata sulla questione dell'immortalità, oscillando tra diverse prospettive filosofiche: dalla visione stoica ortodossa della sopravvivenza temporanea dell'anima, allo spiritualismo platonico che prospetta una vita ultraterrena, fino all'interpretazione epicurea che identifica la morte con il nulla assoluto.
Evidenza: Il tempo presente rappresenta per Seneca l'unico vero possesso dell'uomo, mentre il passato appartiene irrimediabilmente alla morte.
Le passioni costituiscono un altro tema fondamentale nel pensiero senecano. Considerate come vere e proprie malattie dell'anima, le passioni rappresentano una negazione della razionalità che richiede un intervento terapeutico. Questo controllo delle passioni non è solo prerogativa del saggio, ma diventa essenziale per chiunque eserciti potere sugli altri, dal princeps che governa lo Stato al padrone che gestisce i suoi schiavi.