Cesare: dalla Gallia alla dittatura
Come console, Cesare mantenne tutti gli accordi del triumvirato: ratificò le decisioni di Pompeo in Oriente, favorì i cavalieri e fece approvare leggi agrarie che distribuirono terre sia ai veterani che ai proletari urbani.
Nel 56 a.C. il triumvirato fu rinnovato a Lucca: Crasso ottenne la Siria, Pompeo la Spagna e Cesare vide prorogato il suo comando in Gallia per altri cinque anni. Ma i rapporti iniziarono a incrinarsi quando Clodio scatenò il caos a Roma, costringendo persino Cicerone all'esilio.
Nel 52 a.C. Pompeo fu nominato console sine collega (una dittatura mascherata) per ristabilire l'ordine. Nel 50 a.C. Cesare concluse la conquista della Gallia, ma quando dovette tornare a Roma come privato cittadino per candidarsi console, rifiutò.
Il dado era tratto: Cesare marciò su Roma dichiarandosi dittatore. Lo scontro con Pompeo si concluse con la morte di quest'ultimo, lasciando Cesare padrone assoluto del mondo romano.
Come dittatore a vita (dal 48 al 44 a.C.), Cesare rivoluzionò Roma: ampliò il Senato a 900 membri, distribuì terre, fondò colonie, avviò grandiose opere pubbliche e riformò addirittura il calendario. Ma il 15 marzo del 44 a.C. fu assassinato dai senatori che volevano "salvare" la Repubblica.
⚡ Momento cruciale: L'attraversamento del Rubicone da parte di Cesare segna simbolicamente la fine della Repubblica romana.