Relativismo e scomposizione della realtà
Il Novecento è il secolo del relativismo - niente più certezze, tutto è relativo e dipende dal punto di vista. Pirandello trasforma questa crisi filosofica in arte, creando un umorismo critico-negativo che smonta la realtà senza però ricomporla.
È come il cubismo di Picasso: la realtà viene mostrata da mille angolazioni diverse contemporaneamente. L'arte di Pirandello solleva domande scomode ma non offre soluzioni - per questo i suoi protagonisti sono sempre inetti, mai eroi.
Al centro di tutto c'è l'opposizione tra vita e forma. La vita, secondo Pirandello, è un flusso continuo (riprende le teorie di Bergson) - come un fiume che scorre liberamente. Noi dovremmo seguire questo flusso naturale, ma non possiamo.
Attenzione: La società ci costringe a "cristallizzarci" in ruoli fissi che uccidono la nostra vitalità.
Le istituzioni sociali (famiglia, lavoro, stato) sono "forme" che imprigionano il flusso vitale. Quando ci adattiamo a queste forme, smettiamo di essere persone autentiche e diventiamo personaggi - attori inconsapevoli in un'eterna rappresentazione teatrale.
Indossiamo così centomila maschere diverse a seconda del contesto. Il risultato? Non riusciamo più a capire chi siamo veramente sotto tutte queste maschere.