Giovanni Verga e il Verismo italiano
Giovanni Verga (1840-1922) è il re del Verismo italiano e le sue opere sono ancora oggi potentissime. Nasce a Catania, studia giurisprudenza ma la abbandona per la letteratura. Il suo periodo verista inizia nel 1872 con capolavori che all'epoca non ebbero grande successo.
La poetica di Verga si basa sull'impersonalità totale: il narratore "si eclissa" e lascia che personaggi e situazioni si raccontino da soli. Usa la tecnica della regressione, assumendo il punto di vista dei suoi personaggi. L'opera deve sembrare "fatta da sé" senza giudizi esterni.
Il suo pessimismo è devastante ma realistico: il dolore è parte della vita e non c'è salvezza. Elabora l'ideale dell'ostrica: come l'ostrica staccata dallo scoglio muore, chi prova a cambiare la propria condizione è destinato al fallimento. I suoi protagonisti sono i Vinti, persone umili che combattono coraggiosamente contro un destino già scritto.
Le opere principali includono "I Malavoglia" (famiglia di pescatori rovinata da investimenti sbagliati), "Mastro don Gesualdo" (uomo ossessionato dai beni materiali che finisce solo e disprezzato), e racconti come "Rosso Malpelo" e "La Lupa" che mostrano sfruttamento e passioni distruttive.
💡 Trucco per l'esame: Verga usa lo "straniamento" (presenta il quotidiano come strano e viceversa) e modifica la lingua inserendo elementi dialettali siciliani per essere più autentico.