Mastro-don Gesualdo: la religione della roba
Cosa succede quando qualcuno riesce davvero a cambiare la propria condizione sociale? La storia di Gesualdo ti dimostra che, secondo Verga, anche i "vincitori" sono in realtà dei vinti.
Gesualdo parte da muratore e diventa ricchissimo comprando case e terreni. Si sposa con Bianca Trao, una nobile decaduta, per ottenere un titolo nobiliare. Ma questo matrimonio è una farsa: Bianca ama il cugino Nini, e la figlia Isabella che nasce non è nemmeno di Gesualdo.
La "religione della roba" diventa l'ossessione di Gesualdo: accumula beni ma non riesce mai ad essere accettato dalla nobiltà. Alla fine muore solo di cancro, abbandonato da tutti. È un vinto perché ha sacrificato i valori familiari per l'arricchimento.
Le tecniche narrative qui sono diverse rispetto ai Malavoglia: l'impersonalità è meno rigida, il narratore a volte interviene, e manca lo straniamento. Il tono non è più lirico ma polemico e satirico.
Il confronto è fondamentale: nei Malavoglia c'è la "religione della famiglia", qui la "religione della roba". Due modi diversi di essere sconfitti dalla vita.
💡 Concetto chiave: Gesualdo rappresenta l'individualismo borghese che sacrifica tutto per il denaro, dimostrando che anche chi si arricchisce può essere un "vinto".