Le opere principali e la poetica pascoliana
Nel 1891 Pascoli pubblica "Myricae", la sua raccolta più famosa. Il titolo viene da Virgilio e significa "umili tamerici" - già questo ci dice che Pascoli ama cantare le cose semplici! La raccolta ha cinque edizioni (l'ultima del 1900 contiene 156 poesie) e presenta poesie brevi che raccontano la vita di campagna con un linguaggio davvero originale.
Pascoli usa tecniche innovative come l'onomatopea (parole che imitano i suoni) e l'analogia (collegamenti tra concetti diversi). Le sue poesie hanno spesso il novenario come metro e creano un'atmosfera sognante e malinconica. Tutto ruota attorno al ricordo dell'infanzia perduta e al dolore per la famiglia distrutta.
Nel 1897 scrive il saggio "Il fanciullino", dove spiega la sua idea di poesia: secondo lui dentro ogni poeta c'è un bambino che sa vedere dettagli che gli adulti non notano più. Nel 1903 pubblica i "Canti di Castelvecchio" con poesie più lunghe organizzate secondo le stagioni.
Dal 1905 ottiene la cattedra di Lettere all'Università di Bologna, quella che era stata del suo maestro Carducci. Muore nel 1912, lasciandoci questa definizione perfetta della sua poetica: "La poesia consiste nella visione di un particolare inavvertito, fuori e dentro di noi".
Da ricordare: Pascoli vince ben 12 medaglie d'oro per la poesia latina nei concorsi internazionali - era davvero un genio delle lingue classiche!