Giacomo Leopardi nacque a Recanati nel 1798, da una famiglia nobile ma in difficili condizioni economiche, in un ambiente bigotto e conservatore. Inizialmente istruito da precettori ecclesiastici, intorno ai 10 anni continuò i suoi studi da solo nella biblioteca del padre. Durante questo periodo, noto come "SETTE ANNI DI STUDIO MATTO E DISPERATISSIMO", scrisse molto, emergendo un quadro di una cultura ancora ispirata ai modelli arcadico-illuministici.
Vita e Ambiente
Nel 1815-1816, Giacomo Leopardi subì una conversione dall'erudizione al bello, orientandosi verso un classicismo di idee democratiche e laiche, affetto che gli mancava in famiglia e guida intellettuale. Durante questo periodo, l'amicizia con Pietro Giordani giocò un ruolo fondamentale nella sua formazione.
Crisi e Trasformazioni
Tuttavia, Giacomo Leopardi odia l'atmosfera chiusa di Recanati e tentò la fuga, ma il suo tentativo venne sventato. Questo fallimento, insieme a una malaria agli occhi che gli impediva la lettura, lo portarono a uno stato di totale aridità.
Opere e Fasi della Vita
Inizia così un periodo in cui "il suo cuore si è inaridito" e gli impedisce di scrivere versi, quindi si dedica alla prosa. Durante il 1825, l'editore milanese Stella gli propose una serie di collaborazioni, mentre nel 1828 fu costretto a tornare a Recanati per motivi di salute.
Incontri e Trasferimenti
Durante il 1827 passò a Firenze, dove conobbe un gruppo di intellettuali della rivista "Antologia". Trascorse l'inverno a Pisa, dove la dolcezza del clima favorì il ritorno della sua capacità poetica, dando così vita a "A Silvia". Successivamente accettò un'offerta degli amici fiorentini e lasciò definitivamente Recanati, trasferendosi a Firenze.
Relazioni e Pensiero
Giacomo Leopardi si innamorò di Fanny Targioni Tozzerri a Firenze, ma non fu ricambiato. Durante questo periodo strinse anche una fraterna amicizia con Antonio Ranieri, con cui si trasferì a Napoli, dove morì a 35 anni. Di Leopardi è rimasto un folto epistolario, tra le più significative quelle a Pietro Giordani, al fratello e alla sorella.
Tutta l'opera di Giacomo Leopardi si fonda su un sistema di idee continuamente sviluppate, il cui processo di formazione si può seguire nelle pagine dello Zibaldone. Al centro della riflessione di Leopardi troviamo un motivo pessimistico, l'infelicità dell'uomo, identificando la felicità con il piacere sensibile e materiale, non religioso o metafisico.
Le Tre Fasi del Pensiero
La prima fase del pensiero leopardiano è costruita sull'antitesi tra natura e ragione, antichi e moderni, attribuendo la colpa dell'infelicità all'uomo stesso e giudicando negativamente la civiltà dei suoi anni. Successivamente, Leopardi attribuì la responsabilità del male al fato, proponendo una concezione dualistica: natura benigna contro fato maligno.
Leopardi si rese poi conto che alla natura non interessa il singolo individuo, ma solo la conservazione della specie, e che è stata proprio la natura a dare all'uomo quel desiderio di felicità infinite, senza dargli però i mezzi per soddisfarla. Arrivò infine alla soluzione delle sue contraddizioni nel "Dialogo della natura e di un islandese", dove la natura è vista come un meccanismo indifferente alla sorte delle sue creature.