Il movimento letterario del naturalismo francese e del verismo italiano rappresenta una svolta fondamentale nella letteratura europea del XIX secolo.
Il naturalismo nasce in Francia nella seconda metà dell'Ottocento, strettamente legato alla filosofia del positivismo. Gli scrittori naturalisti, influenzati dalle teorie scientifiche e dal determinismo sociale, cercano di rappresentare la realtà in modo oggettivo e scientifico, analizzando la società contemporanea con particolare attenzione alle classi più povere e disagiate. Émile Zola, capofila del movimento, teorizza il "romanzo sperimentale" dove lo scrittore deve comportarsi come uno scienziato che osserva e documenta i fenomeni sociali senza interferire con giudizi morali.
Il verismo si sviluppa in Italia come derivazione del naturalismo francese, ma con caratteristiche peculiari. Gli autori veristi, tra cui spicca Giovanni Verga, si concentrano sulla rappresentazione della realtà meridionale, delle tradizioni popolari e della vita dei contadini e pescatori siciliani. A differenza del naturalismo, il verismo italiano è caratterizzato da un maggiore pessimismo e da una visione più fatalistica della vita, dove i personaggi sono schiacciati da un destino immutabile. La tecnica dell'impersonalità e della regressione del narratore, teorizzata da Verga, permette di raccontare le storie dal punto di vista dei personaggi stessi, eliminando ogni intervento dell'autore. Entrambi i movimenti si inseriscono nel più ampio contesto del realismo europeo, che si oppone all'idealizzazione romantica per privilegiare una rappresentazione oggettiva della realtà sociale. Il periodo storico di riferimento va dal 1870 al 1890 circa, in un'epoca caratterizzata da grandi trasformazioni sociali e dal progresso scientifico-tecnologico.