Canto III: La Porta e gli Ignavi
Il Canto III ti colpisce subito con la scritta sulla porta dell'Inferno: "Lasciate ogni speranza, voi ch'intrate". È stata creata da Dio stesso nelle sue tre manifestazioni (Padre, Figlio, Spirito Santo) e durerà per l'eternità. Il messaggio è chiaro: qui non si torna indietro.
Nell'Antinferno Dante colloca gli ignavi - quelli che non si schierarono mai né per il bene né per il male. Il disprezzo del poeta è totale: "mai non fur vivi" perché non usarono la capacità umana di decidere e agire secondo ragione.
La loro punizione è correre eternamente nudi dietro a una bandiera senza significato, punti da vespe e mosconi che li fanno sanguinare. È il perfetto contrappasso: come in vita non seguirono nessun ideale, ora inseguono un simbolo vuoto per l'eternità.
Tra gli ignavi Dante riconosce Celestino V, "colui che fece per viltade il gran rifiuto". Il papa che rinunciò al soglio pontificio, permettendo l'ascesa di Bonifacio VIII, nemico acerrimo di Dante.
L'incontro con Caronte, il traghettatore dei dannati sull'Acheronte, è drammatico. Il demone cerca di spaventare Dante, ma Virgilio lo zittisce ricordando che il viaggio è voluto da Dio. Il canto si chiude con un terremoto misterioso che fa svenire il poeta.
Riflessione: Gli ignavi rappresentano forse la categoria più disprezzata da Dante - chi non prende mai posizione nella vita.