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Dei sepolcri

29/6/2022

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Dei sepolcri
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Dei sepolcri Questa è l'opera maggiore di Foscolo ed è comunemente conosciuta come "I sepolcri". Il titolo è un complemento di argomento perché l'opera tratta dei sepolcri. É un carme (dal latino carmen) che significa poema, canto. Tale poema in endecasillabi sciolti (senza rime) viene composto da Foscolo nel 1806 e pubblicato a Brescia nel 1807. L'opera si presenta sotto forma di epistola in versi che Foscolo scrive ad un intellettuale italiano che frequenta gli stessi circoli culturali: Ippolito Pindemonte (intellettuale neoclassico e preromantico come Foscolo). Questo poema nasce dall'emanazione,da parte di Napoleone, di un editto francese: "l'editto di Saint Cloud". La legge stabiliva che su tutto il territorio francese i cimiteri dovessero essere ubicati in periferia (all'epoca molti,soprattutto membri del clero e della nobiltà, erano nelle chiese cittadine) per motivi igienico-sanitari. Inoltre tutte le lapidi dovevano essere uguali tra di loro: non si sarebbero state più distinzioni. Gli intellettuali,che intervengono quando vengono prese delle decisioni, discutono molto e ne trovano delle criticità e si considera questo editto impraticabile. Molti attribuiscono alla tomba un valore altamente civile: la tomba dei grandi (chi ha fatto la storia ed è diventato immortale) non possono essere identiche a quelle della gente comune perché le tombe dei grandi devono fare da stimolo ai posteri. Il pensiero di Foscolo Foscolo,come molti intellettuali, ritiene che questa...

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Didascalia alternativa:

legge non abbia nulla di contrastabile perché a suo parere (lui che inizialmente è ateo e materialista) con la morte tutto finisce e la perdita di una persona cara è un lutto troppo forte per i familiari e tale sofferenza di certo non si riduce solo perché si costruisce una tomba più sontuosa o si dedica alla persona scomparsa una lapide diversa o si seppellisce la persona all'ombra di un cipresso piuttosto che sotto ai raggi del sole. Il dolore resta ed è incolmabile. Il cambio di pensiero di Foscolo Poi però la posizione di Foscolo riguardo questo tema cambia. Il carme si apre con l'affermazione,sotto forma di una lunga domanda retorica, sulla immortalità della tomba. Però la sua posizione cambia e conviene (finisce per essere d'accordo) con Pindemonte che la tomba ha un suo valore ed è anche un grande valore civile: la tomba dei grandi serve ai vivi da monito affinché si compiano imprese altrettanto grandi. Non solo alla tomba anche Foscolo come Pindemonte riconosce questo importante valore civile ma egli vede anche nella tomba un'illusione di cui l'uomo non può fare a meno proprio perché l'uomo vive di illusioni, di cui non può fare a meno perché lo aiutano a vivere meglio. Quindi Foscolo sostiene che la tomba rappresenti "una celeste corrispondenza di amorosi sensi" tra chi non c'è più e i suoi cari che,recandosi sulla tomba del defunto e pregando, si illudono che quel legame continui ad esserci. Quindi l'opera è un carme sia della morte che della vita e del loro costante incontrarsi (perenne fusione tra vita e morte). L'uomo si illude di poter scampare alla morte attraverso il ricordo delle persone care. Foscolo dice anche che le tombe (anche quelle dei grandi) non possono sottrarsi alla legge della distruzione perché col passare del tempo le tombe (anche se curate) sono soggette a deteriorarsi fino a distruggersi e quindi ciò che rende davvero l'uomo immortale (lo eterna) non è certo la tomba (che si deteriorerà comunque) ma è quello che si è fatto in vita: l'arte. Nel carme si fa riferimento a Parini: in virtù dell'editto di Napoleone Parini viene sepolto senza epigrafe, senza monumento speciale e senza l'ombra del cipresso tra la gente comune in un cimitero in cui "si aggira una presenza famelica" e l'upupa (uccello cimiteriale) col suo grido quasi rimpiazza le stelle che illuminano le tombe, che invece meritano (secondo il decreto) di essere dimenticati. Foscolo,che a questo punto del poema ha già cambiato il suo punto di vista, dice che la tomba dei grandi come Parini non possa essere dimenticata anche perché il culto dei morti e nato con l'uomo stesso. Vengono nominati anche altri grandi come: Dante, Petrarca, Machiavelli, Alfieri, Michelangelo, Galileo e vari eroi troiani.