L'esilio e la missione poetica
Nel 1302 la vita di Dante cambia per sempre: i guelfi neri, appoggiati dal papa Bonifacio VIII, prendono il controllo di Firenze. Dante viene condannato all'esilio con l'accusa di corruzione e, non presentandosi per discolparsi, riceve una condanna a morte.
Durante i lunghi anni di esilio, Dante vaga per l'Italia ospite di varie corti. Questa esperienza umiliante lo fa soffrire, ma gli permette di conoscere meglio la realtà italiana ed europea. Si rende conto che ovunque ci sono lotte civili e corruzione del clero.
Dante sviluppa una vocazione profetica: si convince che Dio lo abbia scelto per guidare l'umanità verso la salvezza morale. Da questa missione nasce la Divina Commedia, alla quale lavora per quasi tutto l'esilio. Le sue speranze politiche si riaccendono nel 1310 con l'imperatore Enrico VII, ma anche questa illusione svanisce.
Nel 1315 rifiuta un'amnistia che prevedeva un'umiliazione pubblica. Muore a Ravenna nel 1321, circondato dalla fama di grandissimo poeta.
Da ricordare: L'esilio, pur essendo doloroso, permise a Dante di scrivere il capolavoro che lo rese immortale!