La filosofia dell'identità e il problema di Dio
Nella sua evoluzione filosofica, Schelling sviluppa la filosofia dell'identità, in cui capovolge la sua precedente impostazione: non parte più dallo spirito o dalla natura per spiegare l'assoluto, ma dall'assoluto stesso per spiegare lo spirito e la natura. La domanda centrale diventa: "Come è possibile che da Dio abbia origine il mondo?", ovvero come dall'infinito derivi il finito.
Secondo Schelling, il finito è già presente all'interno di Dio, ma appare limitato nello spazio e nel tempo. È l'uomo che, attraverso il libero arbitrio, causa la scissione tra infinito e finito, determinando così la realtà circostante quando assume la posizione del male.
Nell'ultima fase del suo pensiero, Schelling affronta direttamente il problema di Dio, rivoluzionando l'idea tradizionale di divinità. Propone l'immagine di un Dio in divenire, che contiene in sé sia il bene che il male e deve lottare con la sua parte negativa per far emergere il bene. Non un Dio immobile e perfetto, ma un Dio in trasformazione, in continuo sviluppo.
🔄 La concezione dinamica di Dio rappresenta una rottura radicale con la tradizione: non più un essere di assoluta bontà, ma un'entità che comprende in sé i contrari e si evolve attraverso il conflitto interno.