La dottrina morale di Fichte
Fichte stabilisce il primato della ragion pratica: esistiamo per agire, e il mondo esiste come teatro della nostra azione. Questo è il cuore dell'idealismo etico.
Agire significa imporre al non-io la legge dell'io - sottomettere la materia allo spirito, gli impulsi alla ragione. Il non-io diventa condizione della nostra moralità: senza ostacoli non c'è virtù.
L'io mira all'infinito attraverso un processo infinito di autoliberazione. Come dice Fichte: "lo scopo finale dell'essere razionale si trova nell'infinito ed è tale che non lo si può raggiungere mai".
Filosofia della libertà: Fichte diventa il filosofo della libertà per eccellenza - la morale si basa completamente sulla libertà.
La missione sociale dell'uomo e del dotto
Il dovere morale si raggiunge solo insieme agli altri. Ogni io deve riconoscere la propria libertà e quella altrui, lavorando per mantenerla - "farsi liberi e rendere liberi gli altri".
Il dotto ha una missione speciale: educare il genere umano rendendolo autonomo. Come un buon genitore, deve dare strumenti e poi rendersi "inutile" quando l'allievo è indipendente.
"Non dare il pesce, ma insegna a pescare" - questo è il compito del vero educatore.
La missione del popolo tedesco
Secondo Fichte, il popolo tedesco ha una missione civilizzatrice per tre motivi: non è mai stato contaminato da invasioni, ha conservato la lingua pura, costituisce una "razza pura" non contaminata.
Nei "Discorsi alla nazione tedesca", scritti dopo l'invasione napoleonica, Fichte teorizza il primato spirituale e culturale nonpolitico−militare della Germania.
Attenzione storica: Hitler riprenderà questi concetti trasformandoli in ideologia razzista, tenendo il testo di Fichte sul comodino. Un esempio tragico di come le idee filosofiche possano essere distorte.
Il primato tedesco doveva servire l'umanità intera, riconducendola ai valori di ragione e libertà - non alla dominazione razziale.