La rivoluzione dell'Io kantiano
Fichte parte da una famiglia poverissima e deve lavorare come precettore per pagarsi gli studi. Diventa professore ma viene accusato di ateismo e deve trasferirsi a Berlino, dove scrive i famosi Discorsi alla nazione tedesca.
La sua grande intuizione? Kant aveva lasciato un problema irrisolto: il noumeno, quella realtà inconoscibile che sta dietro ai fenomeni. Per Fichte questo è inaccettabile - se una cosa esiste, deve poter essere conosciuta!
Ecco la rivoluzione: mentre l'Io di Kant è un soggetto individuale limitato all'esperienza, l'Io di Fichte diventa infinito e universale. Non si limita a conoscere la realtà, ma la crea direttamente. È un soggetto che non ha limiti e da cui deriva tutto ciò che esiste.
Ricorda: Per Fichte, la realtà non può essere conosciuta a prescindere dall'Io - è l'Io stesso che la genera!