Le credenze fondamentali: mondo esterno e identità personale
Hume conclude il suo percorso analizzando due credenze che sembrano ovvie ma che, sottoposti al suo esame critico, si rivelano problematiche: l'esistenza del mondo esterno e l'unità dell'io.
Tutti crediamo spontaneamente che esistano oggetti permanenti fuori di noi, diversi dalle nostre impressioni mutevoli. Ma questa credenza ha due livelli: quello ingenuo (dove confondiamo le impressioni con gli oggetti stessi) e quello pseudo-filosofico (dove distinguiamo impressioni soggettive da sostanze esterne oggettive). Entrambi sono ingiustificabili razionalmente, però l'istinto a crederci è irresistibile.
Ancora più radicale è la critica all'identità personale. Mentre Cartesio vedeva nell'io una sostanza pensante sicura e permanente, Hume osserva che non abbiamo mai un'impressione diretta del nostro "io". Ciò che sperimentiamo è solo un fascio di percezioni che si susseguono nel tempo, come attori su un palcoscenico.
L'io cartesiano, fondamento sicuro del sapere, si dissolve in Hume in una serie di stati mentali sconnessi. Non c'è nessuna sostanza unitaria che li tenga insieme: è solo l'abitudine che ci fa credere di essere sempre la stessa persona.
💡 Conclusione: Per Hume, le nostre certezze più profonde sono credenze naturali necessarie per vivere, ma filosoficamente indimostrabili.