Il pessimismo: la vita è dolore
Ora arriva la parte che ha reso Schopenhauer famoso: il suo pessimismo radicale. Se siamo manifestazioni finite di una volontà infinita, la vita non può che essere dolore. Vivere significa desiderare, desiderare significa mancare di qualcosa, mancare significa soffrire.
Il piacere è solo negativo - non esiste come realtà autonoma ma è solo cessazione momentanea del dolore. Come quando smettiamo di battere la testa contro il muro: non proviamo gioia, ma solo sollievo. Il dolore invece è positivo e permanente. Per ogni desiderio soddisfatto ne nascono dieci nuovi!
La vita umana oscilla come un pendolo tra dolore e noia, attraversando solo fugaci illusioni di piacere. Quando non soffriamo per mancanza, ci annoiamo per eccesso. È una trappola perfetta dalla quale non si esce.
Ma non è solo questione umana: tutto l'universo soffre (pessimismo cosmico). Dietro le meraviglie della natura si nascondono creature tormentate che si divorano a vicenda. L'esempio della formica australiana che, tagliata in due, vede le sue parti combattersi fino alla morte, mostra la crudeltà universale.
Anche l'amore è un inganno: crediamo di provare sentimenti sublimi, ma in realtà siamo marionette della Natura che vuole solo la riproduzione. L'amore romantico è "due infelicità che si incontrano e un'infelicità che si prepara" - i figli destinati a soffrire.
Consapevolezza: Riconoscere il dolore universale non è pessimismo sterile, ma il primo passo verso la liberazione!