Arthur Schopenhauer rappresenta una delle figure più significative della filosofia tedesca del XIX secolo, noto per il suo pensiero pessimistico e la sua critica all'idealismo hegeliano.
Il filosofo sviluppa le sue opere principali attorno al concetto della volontà come essenza del mondo, elaborando una visione della realtà profondamente influenzata dal pensiero orientale. Nel suo capolavoro "Il mondo come volontà e rappresentazione", Schopenhauer articola la sua teoria secondo cui il mondo è manifestazione di una volontà cieca e irrazionale, fonte di ogni sofferenza umana. Questa visione si contrappone direttamente all'ottimismo razionalista di Hegel, con cui ebbe una nota controversia intellettuale.
La filosofia schopenhaueriana si caratterizza per alcuni concetti chiave fondamentali: la distinzione tra fenomeno e noumeno ripresa da Kant, la concezione della volontà come cosa in sé, e la visione dell'arte come via di liberazione dal dolore dell'esistenza. Il suo pensiero sulla vita è marcatamente pessimistico, vedendo nell'esistenza umana un'oscillazione perpetua tra il dolore e la noia. Questa prospettiva ha influenzato profondamente la cultura europea, dalla letteratura alla musica, ispirando figure come Nietzsche e Wagner. Le sue riflessioni sulla sofferenza e sulla ricerca della quiete attraverso l'ascesi e la contemplazione estetica hanno anticipato temi centrali della filosofia contemporanea, ponendolo in dialogo critico con pensatori come Kierkegaard, con cui condivide l'opposizione all'idealismo hegeliano pur partendo da presupposti molto diversi. Il suo anti idealismo si manifesta nella critica serrata al sistema hegeliano, considerato come un'astrazione vuota e distante dalla realtà concreta dell'esistenza umana.