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Schopenhauer, Kierkegaard, Feuerbach e Marx

17/2/2023

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SCHOPENHAUER
Nasce nel 1788 a Danzica in Polonia, si trova sul mar Baltico (prima era della Germania
quindi è tedesco)
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SCHOPENHAUER Nasce nel 1788 a Danzica in Polonia, si trova sul mar Baltico (prima era della Germania quindi è tedesco) La famiglia era benestante: la madre era una scrittrice abbastanza nota, il padre era un banchiere e lo voleva destinare al commercio ma lui preferì studiare filosofia all'università di Gottinga 1 > sulla sua formazione influirono le dottrine di platone e di kant e a Berlino potè assistere alle lezioni di Fichte > si laureò a Jena con una tesi intitolata "Sulla quadruplice radice del principio di ragion sufficiente" -> era il principio di cui parlava Leibniz quando diceva che il nostro è il migliore di mondi possibili e qualsiasi cosa che accada basta che ci sia una ragion sufficiente perché questo accada perché il nostro mondo non è necessario si trasferisce a Dresda dove scrive "Il mondo come volontà e rappresentazione" Viaggia ancora a Roma e a Napoli poi ottiene la cattedra dell'università di Berlino fino al 1832 però senza troppo impegno e senza alcun successo (a Berlino c'era Hegel) Quando scoppiò l'epidemia di colera si trasferisce a Francoforte dove vive fino alla morte nel 1860. OPERE 1. Sulla quadruplice radice di principio di ragion sufficiente -> scritto più importante 2. Parerga e Paralipomena -> raccolta di saggi e piccoli trattati 3. Il mondo come volontà e rappresentazione Il suo successo...

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Didascalia alternativa:

non è immediato perché ha vissuto nel periodo dell'ottimismo hegeliano, quindi il suo pensiero apertamente anti idealistico era mal visto dai contemporanei > comincia ad avere fortuna dopo il 1848, periodo in cui ci sono le rivolte e le costituzioni temporanee che portano ondata di pessimismo e quindi fanno apprezzare S LE RADICI CULTURALI DI SCHOPENHAUER Il suo pensiero è il punto di incontro della filosofia di diversi autori: 1. Platone > apprezza la teoria delle idee come forme eterne che sono sottratte alla caducità del nostro mondo, che sono modelli universali, perfetti e necessari 2. Kant > lo considera il filosofo più importante di tutta la storia del pensiero e riprende da lui l'impostazione soggettivistica della gnoseologia: noi conosciamo grazie agli elementi soggettivi che sono nella nostra mente (elementi a priori) > ritiene di riuscire a risolvere la questione fenomeno-noumeno scoprendo l'essenza noumenica del mondo 3. Illuminismo > apprezza il filone materialistico (filosofia empirica che rifiuta tutto ciò che è dogma, conoscenza che non si può dimostrare) e lo studio scientifico della psiche 2 > apprezza molto Voltaire perché è ironico, sarcastico, brillante e si presenta come filosofo che vuole demistificare le credenze del passato 4. Romanticismo > darà importanza all'arte (musica), alla tematica del dolore, del pessimismo e la visione negativa della realtà > critica la visione dialettica, la visione globale ottimistica presentata da Hegel: dice che l'idealismo è una filosofia delle università che non è al servizio delle comunità ma al servizio del successo e del potere e vuole giustificare le credenze che tornano utili a stato e chiesa > tutto sommato Fichte e Schelling hanno una certa originalità e ingegno mentre Hegel viene descritto come un ciarlatano, stucchevole e come un "sicario della verità". 5. Spiritualità indiana > soprattutto la sapienza indiana che è piena di immagini suggestive ed è descritta nei libri antichi dei Veda, ora i critici tendono ad alleggerire il peso della sapienza orinetale sul pensiero di Schopenhauer mentre prima gli si dava molta più importanza > i libri Veda sono testi sacri indiani che si collocano tra il 2000 e il 500 a. C. > oltre a questi ci sono anche i Purana scritti in sanscrito (risalgono tra 3° e 6° secolo d.C.), alcuni li intendono come il quinto Veda LA RAPPRESENTAZIONE - FENOMENO Il punto di partenza della sua filosofia è la distinzione kantiana tra fenomeno e noumeno cioè tra ciò che ci appare e la cosa in sé dice che la realtà che noi vediamo è fenomeno inteso come parvenza, illusione, sogno, cioè una realtà che si nasconde dietro "l'ingannevole velo di Maya" > espressione utilizzata nell'antica sapienza indiana e si trova proprio nei libri dei Veda, è un velo ingannatore che avvolge gli occhi dei mortali per cui quello che vediamo noi è impreciso, è come in un sogno è come guardare le cose attraverso i vetri sfaccettati parlando di rappresentazione S pensa di spiegare la conoscenza secondo Kant ma non è la stessa cosa perché con Kant ci troviamo in un mondo tipico dell'illuminismo e mentre con S siamo in un mondo orientalistico metafisico, la sua è una spiegazione della conoscenza quasi metafisica e orientaleggiante Il fenomeno di S è rappresentazione soggettiva che esiste solo nella nostra coscienza > l'oggetto rappresentato (cio che conosciamo) e il soggetto rappresentante sono solo due facce della stessa medaglia che esistono entrambe nella nostra coscienza > si avvicina alla corrente filosofia dell'idealismo nonostante inizialmente la critichi Il materialismo è falso perché per lui nega il soggetto e si concentra solo sulla materia, l'idealismo allo stesso modo è falso perché nega l'oggetto e riduce tutto al soggetto la soluzione è il criticismo di Kant perché il nostro sistema nervoso centrale possiede tre forme a priori: spazio, tempo e causalità > le altre categorie in qualche modo si riducono tutte alla causalità che è il principio dell'essere, è alla base del divenire, è il principio del conoscere, principio dell'agire S conclude dicendo che la vita è un sogno, un insieme di apparenze, un incantesimo, il fenomeno è come una "trapunta arabescata" attraverso la quale vedo le cose in modo chiaro. I predecessori di questa idea sono sicuramente 1. i libri dei Veda 2. Platone che dice anche che gli uomini è come se vivessero in un sogno perché la vera realtà è il mondo delle idee (mito della caverna) 3. Shakespeare che diceva che la nostra breve vita è come un'unica dormita e siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni 4. Calderon de la Barca è un drammaturgo che scrive l'opera "La vita è sueno" LA VOLONTA'-NOUMENO S ha la pretesa di aver scoperto la via d'accesso al noumeno: l'uomo può squarciare il velo di Maya e trovare la cosa in sé 3 se l'uomo fosse solo rappresentazione non potrebbe uscire dal mondo fenomenico ma questo in quanto possiede anche dei sentimenti, vivere se stesso anche dalla sua interiorità gli permette di conoscere il noumeno La cosa in sé del nostro essere è una sorta di brama oscura che viene chiamata "volontà di vivere" -> è un impulso irresistibile che ci spinge ad agire siamo quindi anche volontà di vivere, non solo conoscenza e rappresentazione S spiega il rapporto tra questa volontà e l'intelletto dicendo che è lo stesso rapporto che c'è tra il padrone e il servo, tra l'uomo e lo strumento che usa per il suo lavoro, tra il cavaliere e il cavallo, tra fabbro e martello, tra sole e luna Questa quindi è più forte della rappresentazione e riguarda tutto l'universo, quindi è la cosa in sé dell'universo e ha diverse caratteristiche: 1. è inconscia perché non è consapevole 2. è unica perchè è al di fuori dello spazio e del tempo che sono il cosiddetto principium individuationis (quando colloco una cosa nello spazio e nel tempo la individuo) 3. riguarda tutti ed è una sola 4. è eterna perché non è stata creata ed è indistruttibile 5. è senza scopo, disinteressata La volontà di vivere si esplica in due fasi 1. sistema di forme perfette immutabili, a-spaziali e a-temporali, che egli chiama idee (sono un po' come le idee platoniche) 2. Individui del mondo naturale > tra gli archetipi e il mondo naturale c'è il rapporto copia-modello IL PESSIMISMO Il fatto che gli esseri sono manifestazione della "volontà di vivere" fa si che la vita sia dolore quando si vuole qualcosa significa che si desidera e desiderare significa trovarsi in uno stato di tensione perché ci manca qualcosa che si vorrebbe avere L'uomo tra tutti è l'essere più bisognoso perché è un essere razionale e la sua volontà è più cosciente, quindi è destinato a soffrire più di tutti A volte ci sono anche delle gioie, ma quando si riesce ad ottenere ciò che si desidera non si prova gioia, questa non esiste, è solo cessazione del dolore il piacere è solo dato dal fatto che finisce lo stato precedente di dolore per la mancanza di qualcosa, quindi sia gioia psichica che fisica sono solo la fine del dolore precedente la soddisfazione di un desiderio è chiamata da noi "piacere" ma in realtà tante volte al dolore non segue il piacere, questo non viene appagato Ci sono situazioni poi in cui non si desidera nulla e sono le situazioni peggiori perché in queste subentra la noia che crea maggiore sofferenza della presenza di un desiderio In conclusione la vita è come un pendolo che oscilla tra il dolore e la noia attraverso qualche intervallo illusorio di piacere e di gioia Durante questa fase della filosofia prende in esame le varie forme di ottimismo e le confuta, quindi possiamo considerarlo un demistificatore come lo saranno i 3 maestri del sospetto: Marx (economia), Nietzsche (filosofia), Freud (psicologia) > S dice che la volontà di vivere, e quindi anche il dolore, riguardano tutte le creature, il creato dunque è un luogo in cui vivono esseri angosciati e tormentati che esistono solo a patto di farsi male l'uno con l'altro > nella sua opera fondamentale dimostra che l'esistenza su questa terra è caratterizzata dalla conflittualità tra le parti facendo l'esempio della formica gigante dell'Australia: se io uccido la formica e la taglio in due parti queste iniziano a litigare tra di loro (probabilmente per reazioni nervose) e continuano finché una delle due non soccombe > si potrebbe dire che in realtà nel mondo esiste anche l'amore ma S dice che è un'illusione noi pensiamo di amare un'altra persona ma siamo in balia del "genio della specie", manifestazione della volontà di vivere che ci fa desiderare un'altra persona solo per fare si che vengano messi al mondo nuovi esseri infelici -> l'amore è volto solo alla riproduzione per questo la donna dopo aver svolto la sua funzione perde ogni attrazione l'atto sessuale si avvertiva come peccato perché inconsciamente si sapeva di fare una cosa sbagliata procreando creature destinate a soffrire, infatti considera quest'atto più grave di un delitto Intendendo l'amore come sessualità precorre già un po' Freud 4 1. Ottimismo cosmico -> i filosofi come Leibniz che ritengono che il nostro sia il migliore dei mondi possibili dovrebbero farsi un giro negli ospedali, nelle prigioni, ecc. per rendersi conto che è assurdo fare quest'affermazione, perché in realtà è solo teatro della sofferenza, quindi l'ottimismo universale è estremamente falso 2. Ottimismo sociale -> alcuni filosofi dicono che l'uomo sia un animale sociale, ma in realtà gli uomini vivono insieme per bisogno (come aveva già detto Democrito), quindi l'uomo per S è l'uomo dello stato di natura per Hobbes > lo possiamo capire se pensiamo a noi stessi: molte volte ci capita di avere un amico che ci racconta dei suoi problemi e siamo pronti ad ascoltarlo, quando però questo ci racconta di un suo successo che anche noi avremmo voluto raggiungere, proviamo una grande invidia. 3. Ottimismo storico-> concezione secondo la quale la storia è qualcosa di provvidenziale (Vico ed Hegel), ma in realtà secondo S la storia NON va vista da pov universale perché è un ripetersi continuo dello stesso dramma, serve solo per far prendere coscienza agli uomini del loro destino negativo Il suicidio non è la soluzione a questo problema per due motivi: 1. Il suicida non vuole negare la volontà di vivere, in realtà vorrebbe vivere ma diversamente, quindi nega solo la sua vita 2. Uccidersi vuol dire eliminare solo una manifestazione fenomenica della volontà di vivere, ma questa è l'essenza noumenica della realtà quindi il noumeno non si elimina MOMENTI DI LIBERAZIONE DAL DOLORE Per liberarsi della volontà di vivere bisogna passare dalla voluntas alla noluntas, ovvero prendere coscienza di sé e negare progressivamente questa volontà. Questo passaggio è composto da tre gradi, definiti come momenti di liberazione dal dolore 1. Arte L'arte è libera e disinteressata quindi non è asservita ai bisogni della volontà in questa si prendono in esame gli aspetti universali, è chiamata "puro occhio sul mondo" perché fa riferimento alle idee, agli archetipi (influenza di Platone) 5 > l'artista disegna ad esempio un paesaggio rifacendosi all'idea generale di esso, qualsiasi cosa rappresenti si rifà ai modelli universali > questa non è un'idea platonica perché P. si rifaceva al mondo sensibile e non agli archetipi universali S non si occupa dell'individuo naturale ma ci propone dei tipi universali > è superiore alla realtà di tutti i giorni perché ci universalizza le cose e quindi non siamo legati alle questioni particolari > quando vediamo un'opera d'arte ci stacchiamo dai bisogni delle quotidianità, ha una funzione catartica (Aristotele) che ci aiuta ad allontanarci dalla passioni > il problema è che finita la contemplazione del quadro ritorniamo alla quotidianità quindi l'arte ci libera dal dolore e dalla volontà di vivere per un tempo breve e limitato S. ci dà una gerarchia delle arti che dipende, un po' come diceva Hegel, dalla quantità di materia che c'è in quel tipo di arte 2. Morale con morale intende l'impegno a favore del prossimo, ovvero il contrario di quello per cui siamo portati ad essere in natura perché l'uomo non si impegnerebbe a favore degli altri e a volte soffre se agli altri vanno bene nelle cose La morale è pietà e com-passione = "patire insieme", avvertire come nostre le sofferenze degli altri -> la pietà è uno strumento che fa sì che gli uomini superino l'egoismo, diventino un tutt'uno e soffrano insieme questa si concretizza attraverso 2 virtu cardinali che sono la giustizia e la carità: > Giustizia → è un primo momento della morale e ha un carattere negativo perché consiste nel non fare male agli altri, riconoscere negli altri ciò che vorremmo fosse fatto a noi stessi - > il grado più basso è l'architettura (presente volonta di vivere e molto materica) > la scultura, la pittura, la poesia, la tragedia (riproduce sulla scena il dramma della vita) > il livello più alto è dato dalla musica perché è l'immediata rivelazione delle idee, l'arte più universale e la chiama "metafisica dei suoni" e fa trascendere noi stessi e andare al di là della ragione ma finito il brano tutto torna come prima L'arte quindi è un superamento temporaneo della volontà di vivere. 6 > Carità → ha carattere positivo ed è un voler fare bene al prossimo è diversa dall'eros cioè dall'amore voluto dal genio della specie ma è disinteressata mentre l'amore è interessato e falso la carità autentica è la pietà, ai massimi livelli la morale coincide con la pietà e con il fare nostra la sofferenza altrui 3. Ascesi È il momento di vera liberazione dal dolore e nasce dall'orrore che l'uomo ha nei confronti della sua vita guidata dalla volontà di vivere, l'orrore nei confronti del desiderio, del cercare la gioia. Si mette in atto in diversi momenti: 1. castità perfetta -> libera dalla prima manifestazione della volontà di vivere che è l'impulso alla perpetuazione della specie 2. rinuncia ai piaceri 3. l'umiltà, il digiuno, la povertà, sacrificio 4. auto flagellazione-> Hegel coscienza infelice > tutte queste tendono a far liberare dalla volontà di vivere. I mistici cristiani vedevano come momento più alto l'estasi mistica cioè diventare tutt'uno con dio (Plotino parlava di estasi dicendo che l'uomo può percorrere il cammino inverso e arrivare all'uno), mentre Sch. si rifà al buddhismo quest'esperienza di superamento della volontà coincide con il nirvana buddhista, che è l'esperienza del nulla, un nulla che non è il niente ma è la negazione di quei bisogni che ci tengono legati al mondo, e un nulla ma da anche e un tuto in cui cessano i dolori portati dal bisogno Per i critici questa teoria orientalistica è la parte più debole e contraddittoria della sua filosofia > la conclusione della filosofia con l'ascesi non soddisfa molto, sembra una fuga dalla vita e non un combattimento contro la volontà, è qualcosa di individualistico e inoltre il momento dell' autoflagellazione sembra in contraddizione con la pietà > la sua filosofia rimane importante perchè è una considerazione lucida del pessimismo e della realtà intesa come dolore Collegamento maturità Il suo pessimismo si può confrontare con quello di Leopardi Lo storico De Sanctis ha scritto un saggio intitolato "Schopenhauer e Leopardi" in cui i individua punti di contatto e differenze tra i due, i quali non si sa se si siano conosciuti in vita ma entrambi avevano letto un'opera sul pessimismo di Verri, e sembra che S avesse apprezzato quell'italiano che aveva espresso bene il pessimismo: 1. la natura in entrambi è indifferente di fronte alla distruzione dell'individuo > dicono che la natura non si cura del singolo uomo e lo stesso Leopardi dice che questa chiede solo all'uomo di procreare e di mettere al mondo degli infelici 2. entrambi hanno una concezione della gioia come momento di sospensione del dolore, quindi questa non esiste ma è un momento in cui viene meno la sofferenza > in un canto intitolato a se stesso, L dice che la vita è "amaro e noia", in un altro dice "mai nulla" e Sch. dice che è un "pendolo tra dolore e noia". 3. approdano a un'etica della compassione e della solidarietà I due presentano delle differenze nella conclusione della vita: Schopenhauer ha una conclusione ascetica e rassegnata, per lui l'unico modo per liberarsi della volontà di vivere è abbandonare tutte le richieste della volontà. Leopardi conclude, per esempio nella "Ginestra", parlando della "social catena" e dicendo che gli uomini tutti insieme possono cercare di far fronte a questo pessimismo, quindi c'è un barlume di speranza, per leopardi gli uomini se si uniscono riescono a migliorare la loro condizione quindi non c'è quell'invito alla rinuncia e alla mortificazione. Sono diversi nella conclusione. 7 TESTI "Concezione pessimistica della vita" p. 38 la vita è un perpetuo morire Ogni volere è una mancanza, un bisogno, un dolore "La via dell'ascesi" p. 39 la vita è paragonabile a un circuito fatto di carboni ardenti, in lacune mancano i carboni e qui siamo sollevati per un momento poi torniamo a camminare sui carboni La volontà di vivere è al di la del principium individuationis Il suicidio non è previsto, solo la morte naturale VITA KIERKEGAARD nasce a Copenaghen nel 1813 e muore nel 1855 la sua educazione avviene in un clima di religiosità severa infatti si iscrive alla facoltà di teologia dove però l'idea filosofica principale era quella di Hegel si laurea con una dissertazione che si intitola Sul concetto dell'ironia con particolare riguardo a Socrate -> con questa laurea era abilitato a fare il pastore ma non intraprese questa carriera andò a Berlino dove seguì le lezioni di Schelling, poi si dedicò agli studi senza lavorare dato che ereditò una bella somma dal padre parla della sua vita co una "spina nelle carni", ma coloro che lo hanno studiato non hanno trovato nulla di particolarmente rilevante nella sua biografia -> forse l'abbandono della sua amata regina oppure il fatto che viene attaccato da un giornale satirico OPERE 1. Enter-Eller-> chiamata anche Aut-Aut 2. Il concetto dell'angoscia 3. Malattia mortale 4. Timore e tremore 5. Diario di un seduttore 8 LA DISSERTAZIONE DI LAUREA E I CAPISALDI DELLA SUA FILOSOFIA Quando si è laureato ha scritto la tesi Sul concetto dell'ironia con particolare riguardo a Socrate in questa possiamo intravedere i temi centrali della sua filosofia perché c'è un'allusione polemica ad Hegel, infatti l'ironia socratica serviva per smontare le false certezze con cui Hegel aveva presentato la sua dottrina -> l'ironia secondo Kierkegaard denuncia la limitatezza della conoscenza, quindi mostra l'inadeguatezza della presunzione dell'uomo di sapere la verità I capisaldi della sua filosofia sono: 1. Anti idealismo = polemica contro l'idealismo soprattutto quello hegeliano che si concentra sull'intero invece che sul singolo, altra categoria fondamentale della filosofia di Kierkegaard 2. La possibilità per K. questa ha sempre un carattere negativo perché ogni possibilità è possibilità che si ma anche che non, infatti l'uomo nella vita si trova sempre di fronte a possibilità a volte opposte e queste lo obbligano a dover fare una scelta > Kierkegaard parla di "punto zero" che è l'indecisione permanente di fronte alla possibilità di scegliere, nell'attimo in cui ne scegliamo una possibilità dobbiamo abbandonare l'altra, quindi le possibilità sono qualcosa di negativo 3. L'angoscia = è il sentimento del possibile perché la possibilità tra delle scelte genera angoscia, Kierkegaard si definisce "discepolo dell'angoscia" in quanto sente gravare su di sé le alternative negative e paralizzanti 4. La fede in particolare il cristianesimo come ancora di salvezza perché se abbiamo fede Dio sceglierà per noi e quindi ci libererà dall'angoscia di dover scegliere LA CRITICA A HEGEL La filosofia di Kierkegaard è anti-hegeliana come quella di Schopenhauer 1. Il primo argomento contro di lui è l'istanza del singolo > Hegel riduce l'uomo al suo genere perché considera questo superiore all'individuo in sé, in quanto prende sempre in considerazione il tutto a scapito del singolo > secondo Kierkegaard invece ogni singolo individuo è unico e non deve essere confuso con la massa, ma deve cercare di riappropriarsi della propria individualità 9 2. Il secondo argomento riguarda il pensiero > in Hegel non è più il soggetto che pensa ma è il logos, c'è la scomparsa del soggetto pensante e il pensiero è pensiero del principio della realtà > secondo Kierkegaard invece ogni individuo ha il proprio pensiero, il pensiero non si può pensare in modo generale 3. Il terzo argomento riguarda la storia > per Hegel la storia è la storia del logos che si serve dei popoli > per Kierkegaard la storia è sempre storia individuale, costituita da fatti concreti e vale il singolo istante, non l'insieme 4. Il quarto argomento riguarda la filosofia > la filosofia di Hegel è una filo oggettiva, nel senso che la verità è una verità per tutti e quindi essere e dover essere coincidono > per K. la riflessione filosofica è soggettiva ed è connessa con l'esistenza del singolo GLI STADI DELL'ESIGENZA Fatte queste premesse Kierkegaard prende in esame l'esistenza di ciascuno di noi e individua 3 scelte di vita chiamate "stadi dell'esigenza" i quali non possono coesistere perché tra di loro sono degli "aut...aut", io individuo posso scegliere un solo stadio tra: 1. Stadio estetico > tipico di chi vive nell'attimo poeticamente e cerca un mondo luminoso e fantastico, chi ripudia ciò che è banale e meschino, vuole vivere in un'ebbrezza continua, infatti la vita estetica odia la ripetizione e la quotidianità > nell'opera Diario di un seduttore il protagonista cerca nella sua vita esperienze intense, nuove e appaganti > è la vita di colui che ha tante conoscenze ma non amicizie vere, non ha una relazione stabile perché non è mai contento di nessuno ma ha tante avventure e inoltre non ha un lavoro fisso ma sa fare tante cose 10 > nell'analisi del Don Giovanni di Mozart spiega che il numero eccezionale di conquiste è dato dall'insoddisfazione delle relazioni, in quanto non sono le amanti ad essere inadeguate ma è il Don Giovanni stesso ad esserlo > questa vita è destinata al fallimento perché conduce alla noia e alla disperazione 2. Stadio etico > è opposto allo stadio estetico perché implica dovere e fedeltà a se stesso e agli altri, infatti l'uomo etico non ha tanti amici ma quelli che ha sono fedeli, è sposato e ha un lavoro stabile > anche questa scelta si rivela inadeguata perché l'uomo etico si pente della sua scelta di vita, capisce che gli manca qualcosa e quindi passa all'ultimo stadio 3. Stadio religioso > è spiegato con l'esempio biblico di Abramo che si trova in Timore e tremore: Abramo era vissuto come uomo etico sposato con Sara e aveva avuto solo un figlio in tarda età, Isacco. Un giorno Abramo sente una voce che gli consiglia di sacrificare suo figlio su un monte ed egli obbedisce al Dio, ma Isacco viene salvato da un angelo > questo racconto spiega la scelta della fede in quanto Abramo ha accettato la chiamata di Dio infrangendo la legge morale infatti la fede è un rapporto privato tra uomo e dio, non è qualcosa di semplice ma è incerto e rischioso infatti > K. usa i termini di "paradosso" e "scandalo": è un paradosso perché le verità di fede sono paradossali e scandalose perché non si può pensare che Dio, essere trascendente, possa esser stato ucciso e inoltre l'uomo è posto in un bivio di fronte a cui deve scegliere e la scelta implica abbandonarsi completamente a Dio (non ho capito) > K in particolare polemizza contro la chiesa danese che era accomodante e accettava tutto mentre per lui è importante la difficoltà della scelta di fede L'ANGOSCIA Ne parla ne Il concetto di angoscia e Malattia mortale, infatti dopo aver delineato gli stati fondamentali si sofferma sulla categoria della possibilità e l'esistenza come possibilità parla del concetto di angoscia che è quel sentimento che si prova quando il nostro io ha a che fare con il mondo esterno in quanto è costretto a scegliere tra le varie possibilità l'angoscia è connessa al peccato e qui abbiamo l'esempio di Adamo: è innocente finché rimane ignorante delle infinite possibilità del frutto proibito, ma quando viene a conoscenza della possibilità di peccare sopraggiunge l'angoscia -> Adamo sperimenta la possibilità della libertà e dell'angoscia nel momento in cui deve scegliere se diventare Dio oppure rimanere nel paradiso terrestre l'angoscia è un sentimento diverso dalla paura perché questa ha un oggetto conosciuto sin dal passato, l'angoscia invece non ha oggetto ed è riferita al futuro perché è qualcosa che non conosco tra le categorie umane è quella più gravosa ma anche più necessaria, è sempre pronta a catturare la sua preda a volte nascosta ma comunque sempre presente K. dice che quando Cristo che provano angoscia, non è successo come ha detto Lutero che diceva che il momento peggiore era stata l'affermazione "Dio mio perché mi hai abbandonato", perché il momento più angoscioso per il filosofo era l'ultima cena durante la quale dio aveva detto a Giuda di affrettarsi a fare ciò che deve fare, preannunciando la sua morte. È il momento in cui tutto deve accadere, ma non è ancora accaduto nulla. L'angoscia rappresenta l'onnipotenza del possibile ed è la condizione fondamentale dell'uomo che vive nel mondo (non ho capito) LA DISPERAZIONE L'angoscia e la disperazione si differenziano, sono legate ma non identiche: l'angoscia = condizione in cui il possibile pone l'uomo rispetto al mondo disperazione condizione che pone l'uomo rispetto a se stesso e la sua interiorità, viene chiamata anche "malattia mortale" perché l'uomo vive come se fosse morto, per 2 motivi: 1. Mancanza di necessità = quando ci sono troppe possibilità di scelta l'uomo si smarrisce e quindi si dispera, come reazione a volte ha l'evasione ovvero il rifugio in possibilità fantastiche che però non si concretizzano, oppure si rifugia nella malinconia e nella speranza 2. Mancanza di libertà = l'io vive la morte perché quando una persona è disperata chiede una possibilità e quindi quando manca la libertà l'unica via di salvezza sarebbe la possibilità L'antidoto alla disperazione è la fede, opposta al peccato essa non è qualcosa di semplice ma è scandalosa e paradossale, K. infatti parla di "scandalo della fede": giungere alla fede significa andare aldilà della ragione e le categorie sono impensabili alla trascendenza di Dio perché implicano una distanza tra Dio e uomo 11 l'idea dell'incarnazione è l'idea che Dio muore per l'uomo e a causa dell'uomo ma la fede è un paradosso perché capovolge paradossalmente le nostre certezze e in Dio tutto è possibile LA STORIA Per Hegel la storia era una teofania ovvero una rivelazione dell'assoluto, per Kierkegaard invece non è così il rapporto tra uomo e Dio si realizza nell'attimo ed è individuale, quindi non è da considerare nella sua totalità perché solo nell'attimo l'uomo si inserisce nella verità divina, prima vive nella non verità per Socrate l'uomo ha già in sé la verità e il compito del filosofo è di tirarla fuori mentre per K. l'uomo non si trova mai nella verità ma essa viene conosciuta da lui quando è capace di coglierla in Dio e quindi l'uomo rinasce solo quando sceglie la fede ed entra nella verità Possiamo dire concludendo che la sua filosofia è importante perché introduce concetti che saranno tipici dell'individualismo: scelta, individualità, precarietà umana, vivere per la morte, angoscia e disperazione che si conclude con un'apologia del cristianesimo -> tematiche sono già quelle dell'esistenzialismo ma la soluzione è religiosa DESTRA E SINISTRA HEGELIANA Dopo la morte di Hegel i suoi discepoli prendono due indirizzi che differiscono per tematica politica e tematica religiosa: 1. Destra hegeliana = più conservatrice, ne fanno parte i vecchi hegeliani ovvero coloro che hanno raccolto gli appunti e hanno pubblicato postume le sue lezioni 2. Sinistra hegeliana = più rivoluzionaria, ne fanno parte i giovani nati dopo il 1800, nome dato da David Strauss Destra hegeliana Religione e politica in Hegel sono due modalità per conoscere lo spirito assoluto > l'arte rappresenta il logos con la sensibilità, la religione attraverso i miti, la filosofia con il concetto > la destra pone sullo stesso piano religione e filosofia e identifica il logos con Dio, in questo modo si configura come una sorta di Scolastica hegeliana in quanto usa la filo di Hegel per spiegare la religione protestante -> spesso chi ritiene che ragione e religione siano sullo stesso piano usano la ragione per spiegare i dogmi > per quanto riguarda la politica è abbastanza conservatrice e quindi fedele a Hegel Sinistra hegeliana Per la religione dimostra come il dovere morale e filosofico sia quello di essere ateo, perché la filosofia non può che avere come risultato la distruzione della religione. Per quanto riguarda la politica vuole trasformare la realtà e quindi non si adatta a quella già esistente ma vuole una trasformazione delle istituzioni politiche -> a partire dalla dialettica di Hegel mirano a capovolgere la situazione politica attraverso una rivoluzione 12 FEUERBACH VITA OPERE nasce in un villaggio della Baviera nel 1804 e muore nel 1872 a Rechenberg fu allievo di Hegel a Berlino infatti conosce bene la sua filosofia, poi diventa libero docente all'Università di Erlangen per poco tempo perché per le sue idee fu allontanato e gli fu impedito di insegnare ->si ritira a vita privata, visse abbastanza in povertà l'unica volta che tornò in cattedra fu per richiesta degli studenti dopo le rivolte del '48, richiamato a Heidelberg a tenere delle lezioni sulla religione e la raccolta delle lezioni fu pubblicata con il titolo di Lezioni sull'essenza della religione 1. Critica della filosofia hegeliana 2. L'essenza del cristianesimo -> opera fondamentale 3. L'essenza della religione 13 4. Teogonia-> significa "origine degli dei" 5. Lezioni sull'essenza della religione IL ROVESCIAMENTO DEI RAPPORTI DI PREDICAZIONE F. ritiene fondamentale riportare l'uomo nella sua concretezza e per fare ciò bisogna rovesciare l'impostazione dell'idealismo, il quale metteva prima il logos e poi la natura per farlo bisogna rovesciare i rapporti di predicazione, ovvero quelli che in grammatica sono soggetto e predicato e che nell'idealismo sono rispettivamente lo spirito e la natura per Feuerbach bisogna riportare il soggetto al soggetto originario, ovvero bisogna partire dalla realtà per arrivare al pensiero Applicando questa metodologia alla religione scopre che questa va criticata si rende conto che Dio non è colui che ha creato l'uomo ma è l'uomo stesso che ha creato Dio perché è una proiezione illusoria sul piano spirituale di alcune qualità umane l'uomo proietta al di fuori di sé un essere dotato di tutte le qualità e poi si sottomette ad esso; F individua tre motivazioni per cui l'uomo fa ciò: 1. La prima viene spiegata ne L'essenza del cristianesimo in cui dice che l'uomo come individuo è debole ma come specie è molto più forte, quindi la figura di Dio è una personificazione immaginaria delle qualità che possiede la specie umana, non il singolo individuo perché questo non le può possedere completamente 2. Nella Teogonia spiega la creazione di Dio attraverso l'opposizione tra volere e potere: noi vogliamo tante cose ma non possiamo, dal momento che al volere non corrisponde un potere adeguato l'uomo crea una divinità che è onnipotente, quindi in cui tutti i desideri sono realizzati 3. La 3a motivazione è spiegata ne L'essenza della religione e riguarda la potenza della natura: l'uomo si sente debole nei confronti della natura, allora il timore per questa fa sì che l'uomo crei delle divinità a cui si sottomette come succede ad esempio per le religioni naturalistiche Feuerbach ritiene che l'uomo a livello religioso viva una sorta di alienazione l'uomo sta in uno stato patologico per cui dividendosi proietta fuori di sé una potenza superiore e tante volte si sottomette a questa anche nei modi più umilianti e crudeli questa alienazione è negativa, mentre in Hegel era positiva e negativa assieme perché il momento dell' antitesi è un momento negativo ma comunque necessario per il passaggio alla sintesi che quindi è il momento positivo In conclusione F. dice che il dovere morale dell'uomo è quello di essere ateo il compito della filo non è più quello di risolvere il finito nell'infinito, ma è quello di porre l'infinito nel finito e considerare Dio nell'uomo, capendo che il 1° è alienazione del 2° CRITICA A HEGEL La filo di Hegel viene definita come una "teologia razionalizzata" F. dice che la filosofia di Hegel è l'ultimo rifugio della teologia ovvero come nel medioevo i teologi diventavano aristotelici per difendere il cattolicesimo e nel 1500 diventavano aristotelici per combattere il protestantesimo, ora i teologi protestanti diventano hegeliani per combattere l'ateismo -> lo spirito di Hegel è come il Dio della Bibbia e quindi è un fantasma della realtà, è il frutto di un'astrazione alienante Dato che bisogna tornare alla realtà concreta e non c'è più Dio, il punto di partenza della filo deve essere l'uomo = umanismo naturalistico, è una filo che nega tutto ciò che non è concreto l'uomo, che è il soggetto, è un essere naturale fatto "di carne e di sangue" quindi non deve essere solo studiato come mente e ragione ma deve essere preso in considerazione per quanto riguarda il suo essere materiale il fatto che egli sia dotato di sensibilità fa sì che il sentimento più importante sia l'amore che è la passione fondamentale in quanto è tutt'uno con la vita F. dice che l'amore è "la prova ontologica dell'esistenza di un essere al di fuori della mia testa" perché "l'io non può esistere senza il tu", cioè l'uomo ha necessità di rapportarsi con altri esseri e quindi ha un'essenza sociale quindi l'amore di dio deve essere sostituito con l'amore per gli altri, quindi si passa dall'ateismo al filantropismo (filantropo-persona generosa che aiuta gli altri), nel senso che gli uomini devono aiutarsi a vicenda. TEORIA DEGLI ALIMENTI Nel 1862 scrive un saggio in cui pronuncia una frase famosa "l'uomo è ciò che mangia": F scrive quest'affermazione perche ritiene che abbia anche una valenza politica, se uno stato infatti fa sì che i cittadini vivano in buone condizioni questo stato avrà dei grandi vantaggi perché il corpo ha una grande influenza sulla psiche -> questo saggio mostra che corpo e cervello sono strettamente collegati MARX VITA E OPERE 14 nasce in Germania a Treviri nel 1818 da una famiglia era ebrea ma non molto praticante, anzi la madre si converte al protestantesimo per ragioni di opportunità riceve una buona educazione e si iscrive a giurisprudenza prima all'università di Bonn e poi a Berlino, ma si rende conto di preferire la filosofia quindi entra in contatto con il circolo dei giovani hegeliani della sinistra si laurea all'università di Jena con una tesi intitolata Differenza tra la filosofia della natura di Democrito e quella di Epicuro-> in Epicuro c'è un minima casualità data dal clinamen quando gli atomi deviano dal loro corso naturale mentre in Democrito è tutto molto più rigido e meccanicistico più che alla carriera universitaria era interessato alla carriera giornalistica, infatti diventa caporedattore della Gazzetta Renana, però il giornale viene interdetto dal governo per alcuni articoli pubblicati anche da Marx, quindi si trasferisce a Parigi dove conosce quello che sarà il suo collaboratore e amico per tutta la vita, ovvero Engels a Parigi comincia a scrivere Critica della filosofia del diritto di Hegel e Manoscritti economico filosofici poi viene espulso dalla Francia su insistenza del governo prussiano quindi va a Bruxelles dove scrive Tesi di Feuerbach e poi L'ideologia tedesca dove emerge il suo materialismo storico a Londra nel 1847 si tiene il primo congresso della Lega dei comunisti a cui Marx è stato invitato ma non ha potuto partecipare, quindi scrive in collaborazione con Engels una sorta di manifesto di questa lega che pubblica nel 1848 e intitola Manifesto del partito comunista 15 si trasferisce poi a Londra dove lavora al British Museum per avere i mezzi di sussistenza, comincia a scrivere Il capitale, capolavoro formato da tre volumi, e poi nel 1864 convoca la Prima Internazionale sempre a Londra scrive anche La guerra civile in Francia in cui parla in modo molto positivo della comune di Parigi, primo tipo di governo comunista, e un'altra opera è La critica del programma di Gotha, località tedesca dove si riunivano i socialisti tedeschi che però avevano esposto una strategia politica che Marx critica perché non la riteneva rivoluzionaria nel 1881 muore sua moglie Jenny e due anni dopo muore lui -> tra le varie corone di fiori c'era una che aveva una scritta che dice "a colui che ha difeso i diritti dei lavoratori nella teoria ma li ha fatti valere nella pratica" RAPPORTO TRA MARX E HEGEL I critici hanno giudicato molto complesso il rapporto tra i due filosofi alcuni dicono ci sia continuità di pensiero tra i due anche se esistono elementi di rottura sicuramente il flusso di Hegel ha influenzato M e anche quando questo sembra allontanarsi dal pensiero hegeliano qualcosa di hegel è comunque ravvisabile La prima opera in cui è contenuta la sua critica è La critica della filo del diritto di Hegel lo critica perché ritiene che lo stratagemma che usa sia quello di trasformare le realtà empiriche in manifestazioni necessarie dello spirito ad esempio, invece che constatare che in certi periodi storici i governi erano soprattutto monarchici, Hegel afferma che lo spirito del popolo si incarna necessariamente nella figura del monarca quindi tutto quello che succede per lui è manifestazione del Logos questo procedimento è chiamato da Marx "misticismo logico" perché tutte le istituzioni anziché essere spiegate per quello che sono finiscono per essere spiegate come allegorie di un principio spirituale che sta dietro di esse, quindi l'idealismo di Hegel fa del concreto la manifestazione dell'astratto Marx propone di sostituire il metodo mistico di Hegel con il proprio metodo che è chiamato "metodo trasformativo" cioè che consiste nel capovolgere ciò che l'idealismo aveva già capovolto, quindi riconoscere ciò che è veramente soggetto e ciò che è veramente sostanza Un'altra critica è il giustificazionismo di Hegel il quale porta a "santificare" la realtà e ad accettare le cose così come sono, dunque si accettano le istituzioni vigenti e questo ci porta ad avere un atteggiamento reazionario e conservatore Nonostante queste critiche Marx apprezza e condivide la prospettiva dialettica di Hegel perché anche per lui la realtà procede in maniera dialettica attraverso l'opposizione e la sintesi la quale però secondo Marx non è spirituale, ma è qualcosa che avviene sempre attraverso la lotta violenta e concreta, non in modo pacifico CRITICA ALLO STATO MODERNO Hegel ha avuto il merito di aver individuato la società civile prima dello stato: questa ha delle connotazioni negative, i suoi membri infatti sono individualisti e divisi in classi sociali, ma poi la società si risolve nello stato moderno che è qualcosa di superiore e non ha quegli elementi negativi e quegli interessi particolari tipici della società civile 16 tutto questo per Marx è puramente illusorio, i tratti fondamentali della società moderna sono l'individualismo e l'atomismo, lo stato moderno è solo la manifestazione in grande di questa società -> Hegel questo non l'aveva capito, aveva considerato lo stato come la soluzione dello spirito e dei problemi particolari Nei Manoscritti economico filosofici Marx riflette sullo stato borghese e la società capitalistica ritiene che sia una società conflittuale e questa conflittualità è dovuta proprio al capitalismo e al fatto che la ricchezza sia nelle mani di pochi e che la maggior parte delle persone debba lavorare per queste persone Marx così introduce il suo concetto di alienazione che caratterizza la società borghese > in Hegel l'alienazione riguarda la natura, in Feuerbach era alienazione religiosa e l'uomo diventa altro da sé quando crea dio e si sottomette a lui (negativa) > Marx si rifà soprattutto a Feuerbach però trasferisce l'alienazione in ambito economico quindi si identifica con la condizione del proletariato nella società capitalistica, il quale è alienato sotto 4 aspetti: 1. È alienato rispetto al prodotto della sua attività perché produce un oggetto che non gli appartiene e inoltre non lo sa costruire interamente 2. È alienato rispetto alla sua stessa attività perché il suo lavoro prende la forma di un lavoro forzato infatti l'uomo non ha nessun trasporto nei confronti di questo, quando lavora in fabbrica l'uomo si sente una bestia quando in realtà è uomo, poi quando torna a casa si sente veramente uomo quando in realtà fa le cose che fanno le bestie 3. È alienato rispetto alla propria essenza ovvero rispetto alla natura profonda di uomo, perché in fabbrica compie un lavoro ripetitivo e forzato che non rispecchia l'essenza umana, la quale implica invece libertà, creatività e intelligenza 4. È alienato rispetto al prossimo che è il capitalista, quindi l'individuo che genera questa situazione di alienazione diventa colui nei confronti del quale il proletario ha un rapporto conflittuale La causa di questo meccanismo di alienazione è la proprietà privata dei mezzi di produzione la fabbrica e i mezzi di produzione contenuti in essa infatti sono in mano a poche persone, le altre persone sono forzate a lavorare in questa fabbrica che non gli appartiene -> il superamento di questa alienazione è possibile solo nel momento in cui questi mezzi di produzione non sono solo proprietà del capitalista RAPPORTO CON FEUERBACH E HEGEL Marx nel 1845 scrive Le tesi su Feuerbach in cui mette in luce i suoi meriti tra cui quello di aver rovesciato i rapporti di predicazione e di aver rifiutato l'idealismo teologizzante di Hegel tutto ciò non è sufficiente però perché ha comunque continuato a considerare l'uomo come fosse un essere astratto, mentre invece va considerato inserito nella società e nella storia -> l'individuo è tale perché è reso tale dalla situazione storica in cui vive egli oltretutto non ha capito che la storia si evolve in maniera dialettica quindi procede attraverso i momenti di tesi, antitesi e sintesi, individuati invece da Hegel Marx quindi corregge Feuerbach con Hegel e Hegel con Feuerbach > dice che F. è tornato alla realtà concreta ma non ha capito che la realtà è dialettica e quindi lo si corregge con la dialettica di Hegel > Hegel ha ragione a parlare di dialettica però è una dialettica idealistica e quindi M. usa F. per calare la teoria H. nella concretezza Feuerbach viene apprezzato e criticato anche per l'alienazione religiosa Marx dice che egli ha avuto una grande intuizione quando ha capito che Dio è un'invenzione dell'uomo però non è andato alla ricerca dei motivi profondi e veri M. afferma che l'alienazione religiosa è dovuta al modo di produzione capitalistico: Dio e religione servono ai capitalisti perché riescono a tenere buono e tranquillo l'operaio, che accetta meglio le ingiustizie portate dal capitalismo con l'idea di essere poi ricompensato dopo la morte La conclusione dell'opera è che il limite di fondo del pensiero di Feuerbach consiste nel suo tendenziale teoreticismo cioè nel fatto che dice cose giuste e vere ma troppo teoriche e non calate nella prassi. 17 STRUTTURA E SOVRASTRUTTURA Marx prende in esame gli elementi portanti della società e dell'economia e ritiene che vi siano alla base della scienza economica due elementi: 1. forze produttive = sono tutti gli elementi necessari per il processo di produzione ovvero gli uomini, i mezzi di produzione e infine le conoscenze teorico scientifiche che servono per organizzare e migliorare la produzione 2. rapporti di produzione sono i rapporti che si instaurano tra gli uomini nel corso della produzione e che regolano le relazioni, sono sempre rapporti di proprietà Queste due insieme costituiscono il modo di produzione che dipende dal periodo in cui si vive, in quello di Marx era quello capitalista, e cambiamenti di questi modi costituiscono la dialettica della storia 18 modo di produzione coincide con la "struttura della società" ovvero il suo scheletro economico, è il piedistallo sul quale si appoggiano altri elementi che sono chiamati sovrastrutture = dottrine etiche, artistiche, filosofiche, religiose, rapporti giuridici, forze politiche che caratterizzano una certa struttura economica la sovrastruttura è la proiezione sul piano dello spirito di una struttura economica alcune sovrastrutture dell'economia capitalista sono 2. 1. proprietà privata = non esiste in astratto ma è nata per difendere i diritti dei proprietari, non è detto che debba essere legata ad una certa struttura economica (es: capitalistica) religione secondo M. è un riflesso del mondo economico; il mondo borghese trova la forma più adeguata nel cristianesimo perché questa religione offre una sorta di scambio tra la sopportazione dei disagi provocati dalla struttura economica con la ricompensa nell'aldilà, per questo è chiamata "oppio dei popoli" 3. legge per M. non c'è un diritto astratto naturale (non va d'accordo con il giusnaturalismo) ma il diritto è un concetto borghese, è la volontà della classe dominante che viene convertita in legge 4. educazione = la scuola secondo M. riflette la classe dominante, non fa altro che ricreare la classe degli sfruttati e la classe degli sfruttatori 5. famiglia è legata alla struttura economica ed è inventata dalla borghesia per mantenere la proprietà privata e passarla ai propri figli 6. patria questo concetto nasce nel 1800 con il Romanticismo, dopo il Congresso di Vienna; è una concezione borghese, gli operai non hanno patria infatti M. fonda la Prima Internazionale che riunisce coloro che sono da parte degli operai perché per Marx la patria deriva anche dal concetto di considerare un popolo superiore ad un altro considerato inferiore, per cui l'operaio è al di sopra della patria, il concetto di patria porta come estrema conseguenza il desiderio di dominare gli altri. Il rapporto tra struttura e sovrastruttura è definito da Marx in modo ambiguo infatti parlando a volte usa il termine "determinare" altre volte "condizionare", perché ci sono delle sovrastrutture che non sono proprio specificatamente/ necessariamente legate ad una certa struttura, ma c'è un rapporto che si può definire anche indiretto. LA DIALETTICA DELLA STORIA Forze produttive e rapporti di produzione sono la descrizione della società ma anche ciò che determina il divenire dell'economia, sono alla base del cambiamento sociale: insieme costituiscono la legge che regola la storia perché questa si evolve in maniera dialettica proprio in base al rapporto che si instaura tra questi due elementi le novità sono sempre espressione di una classe sociale in ascesa infatti quando ci sono miglioramenti tecnici e innovazioni chi lavora prende maggiore consapevolezza e quindi le forze produttive sono più dinamiche, mentre chi detiene i vecchi rapporti di produzione vuole che le cose non cambino -> tra le nuove forze produttive e i vecchi rapporti di produzione c'è sempre uno scontro Marx dice che ciò è quello che è avvenuto nel 700 in Francia quando la borghesia si scontra con l'aristocrazia, espressione dei vecchi rapporti di proprietà quindi il cambiamento sociale è dato sempre dallo scontro. Detto questo Marx prende in esame la storia e individua delle grandi epoche storiche il cui passaggio dall'una all'altra è caratterizzato dal contrasto tra le nuove forze produttive e i vecchi rapporti di produzione: 1. Fase della comunità primitiva = non c'era la proprietà privata ma tutto era di tutti, una specie di comunismo primitivo 2. Fase della società asiatica si intende una forma schiavitù generale cioè quelle civiltà primitive in cui c'è magari un tipo di governo sacerdotale/teocratico in cui la popolazione è costretta a fornire una manodopera gratuita destinata alle grandi costruzioni (templi), il governo è centralizzato e autoritario 19 3. Fase della società antica = regime della schiavitù antica che sorge quando l'uomo inventa gli strumenti di metallo che usa soprattutto per l'agricoltura con la quale sorge la proprietà privata e di conseguenza anche la schiavitù perché per lavorare questi terreni occorrono delle persone spesso bottino di guerra che vengono impiegate come schiavi 4. Fase della società feudale = sorge quando vengono ideate delle piccole macchine oltre agli strumenti di metallo che vengono usate nelle officine, nelle botteghe artigiane, che funzionano con l'energia tratta dall'acqua, dal vento o dal fuoco e sorge così l'artigiano, c'è il proprietario della bottega e ci sono i lavoratori -> è diverso dalla fabbrica perché il proprietario lavora molto e si avvale di apprendisti che sono tutelati e soprattutto non sono alienati perché chi lavora deve avere delle competenze anche se non è il proprietario e il prodotto del lavoro dipende dall'operaio stesso che conosce bene il prodotto, inoltre operai e proprietari vanno d'accordo, gli artigiani sono tutelati dalle corporazioni quindi tutto sommato sono meno alienato rispetto agli operai delle fabbriche. 5. Fase della società borghese = quella che vive lo stesso Marx, sorge con le grandi scoperte scientifiche, sorge quando nasce l'industria che è posseduta da qualcuno molto ricco che ha degli operai che lavorano per lui, sono presenti macchine industriali e c'è conflitto tra i proletari e i capitalisti che sono pochi e che diventano sempre di meno ma sempre più ricchi > i capitalisti sono la tesi mentre i proletari sono l'antitesi, lo scontro dovrà generare una sintesi che è individuata da marx nella futura società socialista > società che non c'è ancora ma che ci sarà perché quando la concentrazione dei mezzi di produzione sarà nelle mani di pochi gli sfruttati aumenteranno a dismisura e metteranno in atto la sintesi dialettica che consiste nella rivoluzione proletaria. CRITICA AGLI IDEOLOGI DELLA SINISTRA HEGELIANA Marx faceva parte della sinistra hegeliana però soprattutto nell'opera Ideologia tedesca critica i suoi colleghi e li chiama “ideologi" ovvero persone legate alle idee che non si calano nella realtà e vivono nei loro castelli. Marx ci dice dunque le conseguenze di questo atteggiamento e qual è la verità che sta dietri a esse: 20 1. Sopravvalutano la funzione delle idee e quella degli intellettuali > in realta le forze motrici della storia non sono le idee ma sono le strutture economico-sociali 2. Ritengono che le proprie idee siano valide universalmente e siano sopra temporali > secondo M. le idee non hanno un valore universale e sovratemporale perché rispettano sempre una determinata struttura economica e gli interessi di chi in quel momento ha il potere economico 3. Credono che ciò che nel mondo è negativo dipenda dalle idee sbagliate e quindi il rimedio consiste nel sostituire queste con le idee giuste attraverso una battaglia che è solo teorica e filosofica > Marx in realtà dice che il negativo del mondo viene superato attraverso un'azione pratica che consiste nella rivoluzione 4. Forniscono un quadro mistificato del reale > i giovani hegeliani con le loro frasi e parole anziché cambiare il mondo emettono dei "belati filosofici" e quindi non determinano alcun cambiamento IL MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA È stato realizzato per la riunione della Lega dei comunisti e pubblicato nel 1848, data che coincide con le rivoluzioni in Europa. I punti del trattato sono fondamentalmente 3: 1. Analisi storica della classe borghese = descrive in maniera molto eloquente la vicenda storica della borghesia e individua i suoi meriti e limiti > la borghesia è una classe dinamica che in poco tempo è riuscita a trasformare i mezzi di produzione rendendoli moderni, a cambiare i rapporti sociali, eliminare i privilegi e ad avere un posto importante nella società, ha ampliato i mercati, ha dato vita alle fabbriche, il commercio è diventato mondiale > nonostante ciò Marx la paragona a "uno stregone che ha risvegliato delle forze gigantesche che però non riesce più a dominare" -> le nuove forze produttive sempre più moderne e attente alle esigenze di chi lavora si scontrano con i vecchi rapporti di produzione, quindi contro i borghesi che hanno la proprietà, e in questa dura lotta di classe la borghesia va avanti ma ad un certo punto si danneggia con le proprie mani 2. Concetto di storia inteso come lotta di classe e il concetto di coscienza di classe = prende coscienza di sé e del proprio ruolo > è uno dei concetti più significativi del manifesto > si ispira a Hegel e al Logos che all'inizio è incosciente, poi si aliena nella Natura e poi diventa autocosciente -> allo stesso modo la classe di proletari diventa una classe sociale in sé e per sé cioè prende coscienza di se stessa e diventa il soggetto della lotta contro la borghesia, questa lotta però è qualcosa al di sopra della sovrastruttura della patria, ha carattere mondiale, quindi Marx insiste già molto sull'internazionalismo della lotta proletaria e termina il manifesto con un'esortazione rivoluzionaria famosa: "proletari di tutto il mondo unitevi!" 21 3. Critica ai socialismi non scientifici quelli nati in francia nell'800 > il socialismo di Marx è scientifico perché parte da un'analisi scientifica delle marce e dei profitti, quindi dell'economia, gli altri per lui invece sono ideologie non aderenti alla realtà > questi falsi socialismi sono divisi in 3 tipi: a. Socialismo reazionario → critica e attacca la borghesia secondo parametri rivolti al passato, infatti anziché parlare di rivoluzione, questo socialismo vorrebbe far tornare la storia alla società precapitalistica b. Socialismo conservatore → ha come massimo esponente Proudhon il quale diceva che la proprietà è un furto, quindi questi socialisti capiscono qual è il problema del capitalismo e vogliono cercare di risolverlo ma senza distruggere il capitalismo stesso > questi socialisti in realtà non comprendono che la realtà è dialettica e che quindi la lotta fra le classi può essere solo risolta attraverso una rivoluzione c. Socialismo utopistico → prevede una società che non è possibile realizzare come quello di Fourier e Saint Simon perchè hanno idee utopistiche > vogliono che gli operai stiano bene come i capitalisti, vorrebbero riforme che hanno lo scopo di portare tutti allo stesso livello ma questo è impossibile > questi socialisti non riconoscono la funzione storica e rivoluzionaria del proletariato e vogliono un'azione pacifica di riforme A questi tipi di socialismo Marx contrappone il suo socialismo scientifico che si vedrà ne Il Capitale -> fino al manifesto usa in modo indifferente socialismo e comunismo, dopo parlerà solo di comunismo IL CAPITALE E' un saggio composto da 3 volumi di cui il primo è stato pubblicato da Marx ancora in vita mentre gli altri due sono stati pubblicati dopo la sua morte non è solo un saggio di economia e filosofia, ma anche di sociologia e di politica tra le sue opere è il suo capolavoro infatti riesce a scardinare le concezioni classiche dell'economia come quella liberista che si rifaceva a Smith i caratteri fondamentali del contenuto sono il fatto che le leggi economiche sono governate dallo schema dialettico e nello studio del capitalismo sono messe in luce le tendenze future e di sviluppo Le leggi economiche studiate da Marx hanno un carattere tendenziale, ovvero riesce nella sua analisi economica a mettere in luce le tendenze future dell'economia 22 l'opera inizia con l'esaminazione del prodotto del lavoro, ovvero la merce (ciò che è alla base dell'economia) la quale possiede due valori: 1. Valore d'uso = una merce è costruita o prodotta per essere utilizzata per qualcosa Valore di scambio = il valore di scambio non coincide con il prezzo della merce 2. > questo non si identifica del tutto con il prezzo perchè non è qualcosa di stabile, può variare in base all'inflazione, alla domanda e all'offerta > il valore di scambio vero e proprio per Marx è la quantità di lavoro necessaria per produrre quella determinata merce (rimane sempre costante) -> + lavoro occorre per produrre una merce + ha valore nonostante il suo prezzo effettivo > secondo M è presente nella società il “feticismo delle merci” perché queste vengono considerate come delle entità che hanno valore di per sé, senza pensare che invece sono il frutto dell'attività umana Marx afferma che nel periodo della borghesia la produzione delle merci non è finalizzata al consumo di queste stesse, ma solo all'accumulazione di denaro nella società preindustriale si produceva qualcosa, la si vendeva e con il denaro ottenuto ci si procurava altro, quindi il ciclo economico era -> merce- denaro - merce nel capitalismo invece per produrre delle merci bisogna già possedere denaro e lo scopo della produzione è quello di avere ancora più denaro di prima, il ciclo è dunque -> denaro merce denaro il surplus monetario, ovvero il denaro accumulato, viene chiamato da Marx plusvalore > secondo M. l'origine di questo plusvalore risiede in una merce particolare in grado di produrlo che è quella umana, ovvero il lavoro del salariato e del proletario > l'operaio riceve un salario che corrisponde a quanto serve all'operaio per ricostituire la propria forza lavoro (quanto gli serve per mangiare, dormire, riprodursi) tuttavia il lavoro che fa l'operaio è ben superiore a quanto riceve, infatti può per esempio ricevere soldi proporzionali ad un tot di ore pur lavorando il doppio > queste ore che non gli vengono pagate corrispondo al plusvalore dell'imprenditore, che però non ne ricava solo profitto, infatti deve utilizzare una parte di questo denaro per la manutenzione della fabbrica Marx ci dà un saggio del plusvalore plusvalore/capitale variabile = coincide con le paghe degli operai, sarebbe il denaro che l'imprenditore spende per pagare gli operai, se si toglie dal ricavo il capitale variabile rimane il plusvalore Esempio: se questo capitale per esempio è 6 (l'imprenditore paga 6 euro gli operai), il plusvalore (ovvero ciò che rimane all'imprenditore nelle tasche) è 4, il saggio del plusvalore è 4/6, ovvero 2/3 (in pratica l'imprenditore guadagna 2/3 di quello che dà, senza contare tutti i soldi che spende nei macchinari) il saggio del profitto = plusvalore/capitale variabile + capitale costante Esempio: se il plusvalore è 4, il capitale variabile è 6 e quello costante è 1, viene fuori 4/8, ovvero 57% di profitto. Il capitalista allora cumula questo plusvalore in maniera costante anche se non è mai contento perché vorrebbe guadagnare di più, è guidato dalla logica del suo interesse e cerca in ogni modo di aumentare il suo profitto. Sempre in quest'opera Marx parla delle contraddizioni e delle tendenze del capitalismo: 1. Crisi della sovrapproduzione > il capitalista vuole guadagnare di più e inizialmente pensa di far lavorare più ore gli operai portandolo a 15 ore tuttavia non ottiene nessun profitto perché gli operai sono solo più stanchi e dunque non incrementano la produzione in alcun modo > a questo punto l'imprenditore capisce che l'unico modo è quello di far lavorare costantemente le macchine, facendo fare turni agli operai-> la macchina diventa il mezzo più potente per produrre di più e accorciare il lavoro > questo porta però a una delle contraddizioni del capitalismo perché la produzione aumenta ma spesso non tutta la merce viene venduta -> sovrapproduzione > mentre nella società precapitalistica la crisi coincideva con la mancanza di merce e prodotto, in questo caso paradossalmente coincide con la quantità esagerata di prodotto che non può essere venduta e quindi viene distrutta > questa contraddizione è dovuta secondo Marx alla teoria liberista che porta all'anarchia della produzione, perché molte persone aprivano moltissime fabbriche nei settori più redditizi arrivando alla sovrapproduzione 2. Caduta tendenziale del saggio del profitto 23 > secondo lui se un capitalista accresce in maniera smisurata il capitale costante (comprando macchinari, materie prime...), alla lunga il suo profitto tenderà a diminuire perché il capitale costante è superiore a quello variabile > questa teoria non è stata accettata da tutti gli economisti, anche qualche marxista non era d'accordo LA RIVOLUZIONE E LA DITTATURA DEL PROLETARIATO Il capitale termina con la considerazione del fatto che poco alla volta si arriva ad avere una minoranza di industriali sempre più ricchi e potenti e una maggioranza proletaria sfruttata dato il carattere internazionale del capitalismo, questa situazione tenderà a riprodursi su scala mondiale e quindi i proletari si troveranno a poter prendere il potere l'ultima frase dell'opera è "Suona l'ultima ora della proprietà privata capitalistica, gli espropriatori vengono espropriati." Il passaggio dal capitalismo al comunismo avviene attraverso la rivoluzione proletaria consiste nell'abbattimento dello stato borghese il quale porterà alla dittatura del proletariato, ovvero di una maggioranza di ex oppressi su una minoranza di ex oppressori destinata a scomparire la dittatura del proletariato è il momento di transizione dal capitalismo al comunismo, ma la vera società comunista si realizza attraverso due fasi successive che sono spiegate nelle due opere "Manoscritti storico filosofici" e "Critica del programma di Gotha" in realtà il passaggio al comunismo viene anche un po' spiegato da M. in un opuscolo intitolato "La guerra civile in Francia", che parla di quando, dopo la battaglia di Sedan, a Parigi si era creato un governo guidato dai lavoratori che è resistito due mesi e mezzo Nei Manoscritti Marx distingue due comunismi: 1. comunismo rozzo = comunismo in cui la proprietà non scompare ma diventa nazionalizzata e tutti gli uomini sono ridotti ad operai con un medesimo salario, diversificato solo in base alle capacità e altre cose 24 > la rozzezza di questa società post-capitalistica è data ad esempio dalla comunione delle donne che rappresenta in campo sessuale la generalizzazione della proprietà in campo economico-> anche le donne diventano statali (Platone nell'opera "La Repubblica" parla di comunanza delle donne ma riservata alla classe dei filosofi e dei guerrieri così che non si sapesse chi fossero i figli ed emergessero le vere capacità del bambino senza l'influenza della famiglia) 2. comunismo autentico = subentra il comunismo rozzo, ha come esito la soppressione totale della proprietà privata e considera l'uomo come uomo nuovo che esercita in modo creativo le sue potenzialità, che intrattiene rapporti di collaborazione e di amicizia Anche nella Critica al programma di Gotha parla di due fasi del comunismo: 1. la prima fase è quella della società comunista che emerge da quella capitalistica e porta le pecche della vecchia società > in questa fase lo stato diventa l'unico datore di lavoro e tutti gli uomini sono salariati, il lavoro viene valutato e le persone ricevono in base alle capacità, i meriti e l'impegno 2. il vero comunismo però si ha quando si arriva alla seconda fase, in cui si raggiunge l'uguaglianza perfetta, questa forma superiore di uguaglianza tiene conto specialmente dei bisogni di ciascun individuo -> la società comunista è senza divisione del lavoro, senza classi sociali, senza proprietà privata, senza sfruttamento, senza miseria, senza divisione tra gli uomini e senza stato