storia: il periodo dal 1870-1914

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 Storia 21 L'Italia dal 1870-914
L'Italia liberale
Il periodo compreso tra il 1870 con la presa di Roma e il 1914 con lo scoppio della prima
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Il periodo compreso tra il 1870 con la presa di Roma e il 1914 con lo scoppio della prima
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Il periodo compreso tra il 1870 con la presa di Roma e il 1914 con lo scoppio della prima

Storia 21 L'Italia dal 1870-914 L'Italia liberale Il periodo compreso tra il 1870 con la presa di Roma e il 1914 con lo scoppio della prima guerra mondiale viene ricordato come quello dell'Italia liberale, Caratterizzato da numerose trasformazioni. Questo periodo può essere diviso in almeno tre fasi: -il declino della destra storica che segna il passaggio del governo alla sinistra; -il periodo degli esperimenti autoritari Di Francesco Crispi, che avevano l'obiettivo di accrescere il potere della corona a scapito del Parlamento; -la risposta riformatrice di Giolitti, che inaugurò l'età giolittiana, caratterizzata da momenti di forte conflittualità sociale. Questo periodo è considerato come una fase di rinnovamento della classe politica non a livello anagrafico ma per la nascita di nuovi partiti e movimenti che divennero protagonisti. Nonostante i grandi progressi L'Italia scontava l'antica arretratezza e il permanente conflitto sociale con la Chiesa di Roma. Dalla Destra alla sinistra Nel 1876 il governo passò dalla destra alla sinistra, dal momento che raggiunto il pareggio del bilancio statale, il popolo richiede va una politica meno rigida e restrittiva. A tal proposito la destra appariva divisa mentre buona parte della sinistra si spostava su posizioni moderate rinnovandosi in una sinistra giovane, espressione di una borghesia attenta agli interessi locali. Per questo motivo il re chiamo a formare il nuovo governo Agostino depretis, inizialmente mazziniano...

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Didascalia alternativa:

che approdò a posizioni più moderate, il quale formò un ministero interamente di sinistra. Giungeva così al potere un ceto dirigente nuovo alle esperienze di governo e diverso per formazione ed estrazione sociale ma che riuscì a esprimere gli ideali della società in quanto tentò di ampliare le basi della politica e di venire incontro alle esigenze della borghesia. Il programma di questa nuova politica si basava su: -Ampliamento del suffragio elettorale, Ridotto al ventunesimo anno di età e basato sul requisito di istruzione; - Maggiore sostegno all'istruzione elementare attraverso la legge coppino che portò ai 9 anni di età l'obbligo di istruzione e aumentò le sanzioni per gli inadempienti. Con la riforma dell' 82 si raggiunse un accordo elettorale fra depretis e il leader di destra virgola che prese il nome di trasformismo, in cui veniva meno la tradizionale distensione fra destra e sinistra. Si affermò comunque un gruppo di radicali sotto la guida di Agostino bertani che continuava a battersi per il suffragio universale e una politica estera anti austriaca. Politica economica protezionista (crisi agraria) La sinistra diminuì notevolmente e poi abolì del tutto la tassa sul macinato, e allo stesso tempo aumentò la spesa pubblica. Questa politica provocò un deficit nel bilancio statale Perché se da un lato aveva migliorato le condizioni nelle zone già progredite, come la pianura lombarda e le colture specializzate del mezzo giorno, dall'altro non aveva cambiato la situazione dei lavoratori nel resto d'Italia. La situazione si aggravò quando in Italia si cominciarono a sentire gli effetti della crisi agricola che provocò: -abbassamento dei prezzi dei prodotti agricoli -calo della produzione, Con gravi conseguenze su tutte le attività legate all'agricoltura. Questa situazione portò anche a trasformazioni sociali: -Aumento della conflittualità nelle campagne Aumento della conflittualità nelle campagne; -incremento dei flussi migratori verso i centri urbani -fuga di più di due milioni di persone dall'Italia. Anche se gli esponenti della sinistra erano contrari al l'intervento dello Stato nell'economia, a causa dell'andamento nel 1887 fu varata una nuova tariffa generale Che: - triplico il dazio sul grano, -Pose le basi di un nuovo blocco di potere fra l'industria protetta ei grandi proprietari terrieri. La tariffa dell' 87 produsse una serie di conseguenze negative che accentuò gli squilibri fra i vari settori dell'economia e le zone del paese. L'introduzione del dazio sul grano provocò un immediato rialzo dei prezzi dei cereali che danneggiò i consumatori e instaurò una vera e propria guerra doganale con la Francia, che fino ad allora era il principale partner e acquirente. Politica estera e colonialismo Per quanto riguarda la politica estera, nel maggio 1882 ci fu una svolta decisiva dal momento che il governo depretis stipulò con Germania e Austria il trattato della triplice alleanza, con la quale l’Italia rinunciava al rapporto preferenziale con la Francia e usciva da una situazione di isolamento diplomatico. Si giunse a questa decisione dal momento che la Francia aveva occupato la Tunisia pur sapendo che l'Italia avesse aspirazioni su quel territorio. La triplice alleanza aveva carattere difensivo dal momento che impegnava gli Stati firmatari a garantirsi reciproca assistenza qualora fossero stati aggrediti da altre potenze. L'Italia venne coinvolta rinunciando implicitamente alla rivendicazione di Trentino e Venezia Giulia, e senza mai ottenere le garanzie promesse. Contemporaneamente alla triplice alleanza L'Italia inizio a impegnarsi per un'iniziativa coloniali in Africa orientale, segnata dall'acquisto della baia di assab e l'occupazione della città di massaua, confinante con l'impero etiopico. L'esercito venne a contatto con l'etiopia, il cui sistema economico arretrato si basava su un'organizzazione di tipo feudale in cui l'autorità dell'imperatore, il negus, era limitata dai ras, ossia i signori locali. Nel gennaio del 1887 500 militari italiani furono uccisi dai ras nei pressi di Dogali e seguì un invio di rinforzi In Africa. Socialisti e cattolici A causa dei ritardi nello sviluppo industriale la classe operaia italiana era costituita per la maggior parte da ploretariato di fabbrica. Questa condizione provocò la crescita del movimento internazionalista, promosso da Carlo Cafiero, Andrea Costa e Enrico Malatesta. I loro moti insurrezionali si rivelarono un fallimento ma furono resi un programma concreto da Andrea Costa, il quale fondò nell'estate del 1881 il partito socialista rivoluzionario di Romagna, Che fu protagonista dei primi grandi scioperi agricoli nella storia dell'italia unita. Nel frattempo Filippo Turati divenne il principale protagonista delle vicende che portarono alla Fondazione del partito socialista italiano. Proveniente da una famiglia borghese fu influenzato dall'incontro con l'esperta socialista Anna kuliscioff. Il suo programma si basava su: -Affermazione dell'autonomia del movimento operaio -Il rifiuto dell anarchismo -Il riconoscimento del carattere prioritario delle lotte economiche. Nel 1892 se poi fondato il partito dei lavoratori italiani,poi socialista. Se per la classe dirigente il movimento socialista rappresentava una minaccia allo stesso tempo preoccupava l'atteggiamento dei cattolici militanti fermi nella fedeltà del Papa e che costituivano una forza eversiva nei confronti delle istituzioni unitarie in quanto, anche se avevano ricevuto il non expedit nel 1874, Erano presenti soprattutto nelle campagne e decisero di dar vita a un'organizzazione nazionale chiamata opera dei congressi. Qualche segno di apertura si ebbe con l'elezione di Leone 13, più aperto ai problemi della società moderna e che favorì l'impegno sociale dei cattolici. CRISPI Francesco Crispi nasce in Sicilia da una famiglia che faceva parte della comunità greco albanese. Molto probabilmente provava imbarazzo per le sue origini in quanto viveva in un contesto in cui si era ossessionati dalla continuità della stirpe italica dai romani. I suoi familiari erano commercianti e proprietari terrieri Ma avevano difficoltà economiche al punto da spingere Francesco ad aspirare a riuscire nella vita. Anche se inizialmente fu indirizzato al sacerdozio a causa delle difficoltà economiche si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza di Palermo ed ebbe un primo matrimonio finito tragicamente in quanto sia la moglie che i figli morirono. Nel 1839 uscì il primo numero del suo giornale L'oreteo, Di cui rimase direttore per molti anni. Si sposta a Napoli per cercare fortuna e quando il 12 gennaio 1848 parti per collaborare col comitato di guerra e iniziò la fase rivoluzionaria della sua vita. La sua proposta politica si basava Sull'autogoverno delle comunità locali. Dopo aver acquisito maggiori responsabilità inizia a formare un esercito popolare ma nel 1849 virgola dopo l'esperimento rivoluzionario, fu costretto all'esilio e a mantenersi esclusivamente con l'attività di giornalista. Quando si trasferì a Torino ed entrò in contatto con Mazzini e Cattaneo fece un salto di qualità e parti con Garibaldi Per la Sicilia, diventando segretario di Stato. Dopo un periodo di intensa attività politica fu coinvolto con Giolitti nello scandalo della banca romana che indebolì la sua figura nel 1896, dopo la sconfitta di adua, fu costretto a dimettersi. Mori in solitudine nel 1901. CRISPI Nel 1887, dopo la morte di depretis, salì al potere come presidente del consiglio Francesco Crispi, il primo meridionale a salire al potere. Aveva un temperamento forte autoritario e aveva proposto un governo sul modello bismarchiano (Bismarck fece la Germania un'unica nazione, protezione per i lavoratori). Durante i primi anni del suo governo: -si rese protagonista di una riorganizzazione dell'apparato statale -favori un nuovo codice penale, chiamato codice zanardelli, il quale aboliva la pena di morte e non negava il diritto di sciopero, (più sulla carta perché c'era pericolo di sobillatori, rivoluzionari) -dall'altro lato si avvalse della nuova legge di pubblica sicurezza, che poneva gravi limiti alla libertà sindacale lasciava la polizia ampi poteri discrezionali. -Punto all'ascesa dell'Italia come potenza coloniale rafforzando la triplice alleanza con l'impero tedesco: i possedimenti italiani in Africa furono riorganizzati come colonia Eritrea e si espanse sulle coste della Somalia. Nonostante ciò fu costretto a dimettersi nel 1891, e un anno dopo passò al potere Giovanni Giolitti, il quale presentava un programma politico piuttosto avanzato: -mirava a un'equa ripartizione del carico fiscale -aveva idee innovatrici -si rifiutò di ricorrere a misure eccezionali contro i fasci dei lavoratori, ossia associazioni popolari che protestavano contro le tasse troppo pesanti. Poco dopo però fu coinvolto nello scandalo della banca romana, responsabile dell'emissione fraudolenta di cartamoneta e di finanziamento occulto, e fu costretto a dimettersi. Fu sostituito da Crispi, che tornò al governo con una nuova politica basata su -Pesanti inasprimenti fiscali - Varo una legge che istituiva la Banca d'Italia -Attuò misure eccezionali contro tutte le agitazioni sociali del periodo, come quella in Sicilia e Lunigiana, in cui la repressione militare fu dura e sanguinosa -Fece approvare dal Parlamento delle leggi che limitavano la libertà di stampa riunione associazione, che avevano come obiettivo il partito socialista. Le persecuzioni tuttavia non ebbero l'effetto sperato. Il colpo definitivo per Crispi fu il fallimento della sua politica coloniale: dopo il trattato di Uccialli, fra Italia ed Etiopia si giunse allo scontro armato culminato con la battaglia di adua del 1 Marzo 1896 in cui L’Italia fu sconfitta e seguirono violente manifestazioni che costrinsero Crispi a uscire di scena definitivamente. BATTAGLIA DI ADUA La battaglia di adua fu la più grave sconfitta di un esercito europeo in Africa dai tempi di Annibale che diminuì il prestigio dell'Italia e costituì un duro colpo per le teorie razziste secondo cui il popolo africano fosse inferiore. La guerra si colloca nel contesto in cui sul trono dell'impero etiopico c'era il negus menelik 2, il quale voleva preservare l'indipendenza dell'etiopia. Tornato al governo nel dicembre del 1893 Crispi cominciò a sollecitare il colonnello Oreste baratieri ad allargare i possedimenti italici nella zona etiopica al confine con l'eritrea. Il governatore iniziò a organizzare alcune spedizioni ma dopo l'invasione dell'eritrea le truppe italiane cominciarono ad essere attaccate da quelle di menelik che dopo avere organizzato e armato un esercito numeroso e motivato sconfisse duramente l'esercito italiano. Alle loro spalle si svilupparono anche numerose ribellioni che sfociarono in esecuzioni e razzie. Nonostante ciò le truppe italiane incontrarono numerose difficoltà e persero i contatti fra loro. la ritirata italiana fu disastrosa in quanto persero armamenti e furono fatti prigionieri quasi 2000 uomini che furono riscattati successivamente con una somma ingente di denaro. Giunta in Italia la notizia della sconfitta la popolazione manifestò contro la guerra e il governo di Crispi che fu costretto a dimettersi mentre baratieri fu processato dal tribunale militare ed estromesso dall'esercito. Crisi di fine secolo e nuova politica liberale La caduta di Crispi non pose fine ai tentativi di risolvere le tensioni politiche sociali con una restrizione delle libertà ma si delineò tra le forze conservatrici una tendenza a ricomporre un fronte comune contro le vere o supposte minacce per il governo. La tensione esplosa nella primavera del 1898 quando un improvviso aumento del prezzo del pane fece scoppiare in tutto il paese una serie di manifestazioni popolari che suscitarono una violenta risposta del governo in cui Milano fu la città più colpita dalle truppe guidate dal generale bava beccaris. Quando si dimise il presidente del consiglio rudini Sali al potere il generale piemontese Luigi pelloux che presentò alla camera dei provvedimenti che limitavano il diritto di sciopero e la libertà di associazione. Intanto il 29 luglio del 1900 il re cadeva vittima di un attentato per mano di un anarchico giunto a vendicare le vittime del 98. Due anni dopo il leader della sinistra liberare Giuseppe zanardelli affido il ministero degli interni a Giolitti e condusse insieme a lui importanti riforme: -furono estese le norme che limitavano il lavoro minorile e femminile -venne migliorata la legislazioni sulle assicurazioni per la vecchiaia gli infortuni sul lavoro -venne approvata una legge per la municipalizzazione dei servizi pubblici. - Neutralità in ambito lavorativo. Quest'ultimo provvedimento favorì lo sviluppo delle organizzazioni sindacali che fu accompagnato da un brusco aumento degli scioperi e un notevole incremento dei salari operai e agricoli. Sviluppo economico e problemi del meridione Negli ultimi anni dell'Ottocento L'Italia conobbe il suo primo autentico decollo industriale: la costruzione di una rete ferroviaria favorì i processi di commercializzazione dell'economia ci fu uno sviluppo dell'industria siderurgica il riordinamento del sistema bancario dopo lo scandalo della banca romana creò un'organizzazione finanziaria abbastanza efficiente nel settore tessile progredì nell'industria cotoniera il settore agroalimentare crebbe grazie all'industria dello zucchero ci furono innovazioni in campo chimico e meccanico e la nascita delle prime industrie automobilistiche. Di conseguenza all'inizio del 900 le condizioni di vita degli italiani progredirono, il reddito pro capite aumentò del 25% e la popolazione inizio a destinare i propri bilanci familiari a case, trasporti, istruzione e acquisto di utensili domestici e tecnologici. I segni di questo mutamento erano visibili soprattutto nelle città. D'altro canto le condizioni abitative dei lavoratori restavano precarie per la mancanza di servizi igienici. Nonostante ciò La diffusione dell'acqua corrente il miglioramento delle reti fognarie contribuì alla diminuzione della mortalità da malattie infettive e infantile. Grande questo periodo si contoh un grande numero di partenze per un totale di 8 milioni di emigrati sia verso regioni settentrionali, paesi europei e verso le Americhe a carattere permanente. Il fenomeno dell'emigrazione ebbe sia effetti positivi, come la presenza delle rimesse, si ha effetti negativi come l'impoverimento di forza lavoro ed energia intellettuale. Ancora una volta gli effetti del progresso interessavano soprattutto le regioni più sviluppate, ossia il triangolo industriale che aveva come vertici Milano, Torino e Genova, e aumentò il divario fra le regioni del Sud e del nord. GIOLITTI Nasce vicino a cuneo in una famiglia di media borghesia. Morto il padre si trasferisce con la madre a Torino nella casa dei suoi zii e vive in un ambiente familiare austero e altoborghese. Si appassiona la storia alla lettura dei romanzi classici alla filosofia e dopo aver ho ottenuto la laurea in giurisprudenza inizia una lunga carriera come funzionario ministeriale. Ebbe 7 figli e rimase sempre sobrio e riservato. Fu eletto nel collegio di cuneo e per 10 anni fece parte della maggioranza di depretis diventando però un dissidente che criticava il trasformismo. Nel 1892 lui e Crispi furono coinvolti nello scandalo della banca romana e si lanciarono pesanti accuse. Fu costretto ad appartarsi dalla vita politica a trasferirsi in Germania fin quando non fu scagionato e fu libero di tornare sulla scena politica punto a questo punto diventò il protagonista indiscusso della politica italiana fino allo scoppio della guerra mondiale seguendo una successione di partecipazione attiva la politica e periodi di ritiro. La sua figura di statista può essere percepita secondo 2 punti di vista: da un lato positiva in quanto uomo esperto e capace di attuare riforme, dall'altro negativo in quanto manipolatore della rappresentanza parlamentare. Il suo atteggiamento si giustifica da una profonda sfiducia nei confronti degli uomini che lo porta ad agire in modo concreto e senza scrupoli. Nel 1915, un anno dopo essersi ritirato dal governo, si pronuncia contro l'entrata dell'Italia nella prima guerra mondiale. Rientra in politica nel 1919 con un programma molto avanzato ma a causa di una serie di errori si ritira definitivamente dalla vita politica e si reca alla camera l'ultima volta nel 1928 pochi mesi prima della sua morte. Età Giolittiana Chiamato per la seconda volta alla guida del governo nel novembre del 1903 Giolitti restò al potere per oltre un decennio diventando la più notevole figura di statista apparsa In Italia dopo Cavour. Con il termine età giolittiana si intende quel periodo che va dal superamento della crisi di fine secolo alla vigilia della prima guerra mondiale, momento in cui Giolitti instaurò una dittatura parlamentare sul modello di depretis ma diversa nei contenuti in quanto: -sosteneva le forze più moderne della società -tentava di condurre nell'orbita del sistema liberale i gruppi e movimenti considerati i nemici delle istituzioni -aveva la tendenza ad ampliare di intervento dello Stato a correzione degli squilibri sociali. L'elemento principale del suo sistema era il controllo delle camere, che prevedeva un costante spregiudicato intervento del governo nelle lotte elettorali. Questo aspetto del suo governo attirò numerose critiche: -i socialisti rivoluzionari e i cattolici democratici lo ritenevano colpevole di corruzione -I liberali conservatori lo accusavano di venire a patti con i nemici e di mettere in pericolo l'autorità dello Stato -I meridionalisti lo accusavano di essere un ministro della malavita che favoriva un'industria protetta e le oligarchie operaia del nord -Gli intellettuali lo accusavano di appiattimento democratico. Nonostante ciò durante l'età giolittiana vennero e approvate alcune importanti iniziative a favore del centro Italia e del Sud: -leggi speciali volte incoraggiare lo sviluppo industriale -statalizzazione delle ferrovie -monopolio statale delle assicurazioni sulla vita -estensione del diritto di voto a tutti i cittadini maschi di 30 anni e i maggiorenni con la capacità di leggere e scrivere. I socialisti tuttavia organizzarono nel 1904 il primo sciopero nazionale generale della storia umana, in cui ci furono pressioni sul governo affinché intervenisse militarmente ma Giolitti lasciò che la manifestazione si esaurisse da sola. Per il movimento operaio lo sciopero costituì una prova di forza ma rivelò anche gravi limiti organizzativi. Nacquero così la Confederazione generale del lavoro nel 1906, che rafforzò la presenza riformista, e nel 1912 dopo l'espulsione dei riformisti il controllo del partito socialista passò di rivoluzionari, capeggiati da Mussolini. In questo periodo si trasformo anche il movimento cattolico guidato da Romolo murri, che si scagliava contro il capitalismo e lo stato borghese, e fu condannato da Papa Pio 10. Nel frattempo Il Papa e i vescovi preoccupati dei progressi delle forze laiche e socialiste favorirono tendenze clerico moderate per bloccare l'avanzata delle sinistre e Giolitti vide in questo nuovo atteggiamento la possibilità di ampliare i suoi spazi di manovra. Per questo sospese il non expedit nel 1904 e in misura più ampia nel 1909 autorizzo la presentazione di candidature dichiaratamente cattoliche a titolo personale. Nazionalismo, guerra in Libia e fine del Giolittismo Con la morte di Crispi la politica italiana subì una correzione di rotta con la triplice alleanza, ma con il miglioramento dei rapporti con la Francia nel 1902 si giunse ad un accordo per la divisione dei territori dell'africa settentrionale due fonti All'Italia veniva riconosciuto il controllo della Libia Alla Francia il Marocco. In questi anni si affermò il movimento nazionalista dell'associazione nazionalista italiana, periodo in cui emerse la figura di Enrico Corradini, secondo cui il contrasto fondamentale non era fra le diverse classi sociali di un paese ma fra gli Stati più ricchi e capitalisti e quelli più poveri e proletari. Tra i nazionalisti emerse un gruppo imperialista e conservatore che avviò una campagna per la conquista della Libia appoggiata dai gruppi cattolico moderati e il banco di Roma. Visto che la Libia era sotto il controllo dell'impero turco nel 1911 scoppio un violento conflitto che fu combattuto anche sull'isola di Rodi e l'arcipelago del dodecaneso e che ebbe fine nel 1912 con la pace di Losanna, che sanciva la vittoria italiana. Nonostante ciò la la conquista della Libia si rivelo un pessimo affare perché i costi della guerra furono molto pesanti e scatenò un violento dibattito politico che indebolì il sistema giolittiano. Nel maggio del 1914 Giolitti rassegnò le dimissioni indicando come successore Antonio salandra e anche se aveva la prospettiva di tornare al potere poiché aveva proposto un governo conservatore che si sarebbe logorato lentamente, la situazione era molto cambiata dopo la guerra di Libia. ciò fu evidente con lo scoppio di una manifestazione antimilitarista ad Ancona chiamata settimana rossa in cui furono uccisi tre dimostranti e seguì un'ondata di scioperi in tutto il paese. Di fronte a queste tensioni, che preparavano il terreno della prima guerra mondiale, tramontava la stagione di una linea politica fondata sulla mediazione parlamentare.