Cesare e la fine della repubblica
Cesare sconfisse Pompeo, che fuggì in Egitto dove fu ucciso da Tolomeo. Cesare non apprezzò questo "favore", eliminò Tolomeo e mise sul trono Cleopatra, diventando anche suo amante.
Diventato dittatore a vita e imperatore (comandante supremo), Cesare aveva tutti i poteri dello Stato. Era praticamente un re, anche se non ne portava il titolo. Avviò importanti riforme: aumentò magistrati e senatori, distribuì terre ai poveri e ai veterani, limitando i latifondi.
Tuttavia, il suo potere assoluto spaventò l'aristocrazia romana, che non accettava di essere governata da un solo uomo. Nel 44 a.C., durante una seduta del Senato, un gruppo di congiurati guidato da Bruto e Cassio lo pugnalò a morte.
L'assassinio di Cesare non salvò la repubblica, ma aprì una nuova fase di guerre civili che porterà alla nascita dell'Impero con Ottaviano Augusto.
Il dramma di Cesare: Bruto, uno dei suoi assassini, era come un figlio per lui - per questo le sue ultime parole furono "Tu quoque, Brute, fili mi?" (Anche tu, Bruto, figlio mio?)