Il Crollo dello Stato Liberale e l'Ascesa del Fascismo
Il periodo successivo alla Prima Guerra Mondiale vide l'Italia attraversare una profonda crisi politica ed economica che portò al crollo dello Stato liberale. Nel giugno 1920, dopo le dimissioni di Nitti, Giolitti tornò al governo ottenendo due importanti successi: la risoluzione della questione di Fiume con il Trattato di Rapallo e la gestione dell'occupazione delle fabbriche da parte degli operai metallurgici.
Definizione: Il Trattato di Rapallo del 1920 assegnò la Dalmazia alla Jugoslavia, Zara all'Italia e rese Fiume una città libera, risolvendo temporaneamente le tensioni territoriali del dopoguerra.
La situazione politica continuò però a deteriorarsi, con la nascita di due nuove formazioni politiche destinate a segnare la storia italiana: il Partito Comunista, fondato da Gramsci a Livorno nel gennaio 1921, e i Fasci italiani di combattimento, creati da Mussolini a Milano nel marzo 1919. Il movimento fascista, inizialmente con scarso seguito, modificò gradualmente il suo programma abbandonando le posizioni anticlericali e repubblicane per abbracciare un nazionalismo autoritario che faceva leva sulla paura borghese della rivoluzione socialista.
Durante il "biennio rosso" 1919−1920, le squadre fasciste, le cosiddette "camicie nere", intensificarono la violenza contro operai, contadini e oppositori politici, spesso con l'appoggio tacito delle forze dell'ordine e dei grandi proprietari terrieri. Si delinearono due anime del fascismo: quello urbano e quello rurale, entrambi accomunati dall'uso sistematico della violenza come strumento politico.