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22/11/2022
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Industrializzazione in Europa Sviluppatasi in Inghilterra, l'industrializzazione si diffuse anche negli altri paesi europei, senza però essere uniforme né in campo cronologico che in campo di sviluppo. Belgio e Francia furono i primi paesi, nel 1830, a svilupparsi, seguiti dalla Germania nel 1850 e da Russia e Italia a fine Ottocento. Il modello di industrializzazione belga fu il più simile a quello inglese, e nei paesi già colpiti dall'industrializzazione nacque la cosiddetta "seconda industrializzazione" che colpì il settore siderurgico ferroviario (le ferrovie stimolarono la crescita di economie nazionali e unificarono i mercati). Tuttavia, a partire dal 1873, la crescita economica in Europa iniziò a rallentare, dando vita a un periodo di difficoltà economica che durò fino al 1896 ("Grande depressione"). La crescita economica, in questo periodo, fu infatti dello 0,1%. Uno dei “sintomi" di tale crescita rallentata fu sicuramente una continua tendenza alla diminuzione dei prezzi (fu provocata dalla concorrenza dovuta alla grande produzione della Russia ma anche dai paesi che iniziarono per la prima volta la produzione dei cereali; con la nascita della navigazione transoceanica i paesi oltreoceano iniziarono a esportare nei paesi europei) per quanto riguarda i sistemi capitalistici. Nonostante ciò, c'è da ricordare che in questi decenni ci fu un grande sviluppo delle innovazioni tecnologiche. La crisi del settore agricolo, però, portò all'utilizzo di nuove modalità, tra cui l'ampiamento della produzione nell'Europa orientale, l'uso di...
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concimi chimici per innalzare il rendimento delle terre e la specializzazione. I produttori agricoli a favore si mostrarono dell'innalzamento di barriere doganali, che ci fu a tutti gli effetti nel 1879, fatta eccezione per Gran Bretagna e Danimarca. Naturalmente la diminuzione dei prezzi colpì anche il settore industriale, con una domanda decisamente minore alla produzione dei beni. Tale squilibrio era dovuto alla nascita di nuovi paesi industrializzati e alla stessa industrializzazione delle periferie. In questo stesso periodo, il boom delle ferrovie era andato calando a causa dello scoraggiamento nell'investimento per questi settori, visti i progressi che dal 1870 c'erano stati negli altri. La Grande Depressione portò anche a un aumento del flusso migratorio. Con la sovrappopolazione agricola, l'occupazione in ambito agricolo era calata, facendo emigrare solo dal 1876 al 1915 circa 6 milioni di persone dall'Italia. I flussi migratori furono favoriti anche dalle emigrazioni transoceaniche (tra tutti i paesi, specialmente in America). A spingere la popolazione a emigrare ci furono vari fattori, ma la più importante fu sicuramente la crisi economica, che portò a una conseguente attrazione verso i posti con grandi opportunità di lavoro e stili di vita migliori. Le persone che eseguivano questi tipi di migrazioni fornivano ai loro parenti, ancora in Europa, del denaro, che fu la principale risorsa per l'Europa povera. D'altra parte, gli immigrati fecero accrescere la forza- lavoro americana, contribuendo allo sviluppo economico del paese. Abbiamo parlato della crisi ma anche di un forte sviluppo in ambito tecnologico. Esso fu scatenato dall'intervento del potere pubblico attraverso finanziamenti per la ricerca scientifica e dall'intreccio sempre più stretto tra scienza e tecnica. I grandi poli del progresso economico, infatti, furono scienza, stato e industria. L'innovazione tecnologica, quindi, diede il via alla nascita della "Seconda rivoluzione industriale". L'industria siderurgica fece un grande salto di qualità, nacque un'industria chimica sempre più avanzata e l'elettricità stessa produsse nuovi cambiamenti. Il petrolio, inoltre, consentì un grande sviluppo dei motori a combustione interna che portarono alla conseguente nascita del motore a scoppio, fondamentale per l'avvio delle automobili. Ci troviamo, quindi, davanti a una rivoluzione dei trasporti anche grazie allo sviluppo di ferrovie e piroscafi. Nel 1869 venne inaugurata l'apertura del canale di Suez, mettendo in comunicazione occidente e oriente escludendo la circumnavigazione dell'Africa. Anche nel campo della comunicazione ci furono progressi: l'invenzione del telegrafo con la nascita della “globalizzazione”. Tra le varie forme di impresa nacque la società anonima per le azioni. Il passaggio fu da un capitalismo concorrenziale al capitalismo monopolistico (le proprietà delle grandi imprese si trovano nelle mani di pochi). I grandi monopoli nacquero perché: 1. Le imprese forti avevano comprato quelle più deboli, 2. Nascita della concorrenza interna con l'unione delle imprese per mantenere il controllo del mercato, garantendo la stabilità dei prezzi; 3. Molti settori industriali avevano bisogno di finanziamenti garantiti dalle banche che finivano per controllare i pacchetti di azioni delle aziende. Il passaggio da capitalismo concorrenziale a capitalismo organizzato aveva assistito all'unione del potere politico a quello economico, facendo svanire l'idea di stato liberista. La politica intervenne a favore delle industrie nazionali in tre modi: 1. Con il protezionismo (accogliendo le richieste dei produttori abbandonando il libero scambio con la nascita di nuove barriere doganali); 2. Il sostegno dell'industria pesante grazie ad aiuti finanziari; 3. La nascita di una politica estera volta alla conquista dei mercati (che diede vita all'imperialismo).