La Crisi dell'Impero Spagnolo
La Spagna esce dalla Guerra dei Trent'anni completamente esausta. I problemi iniziano già con Filippo II: diminuzione dei metalli americani, guerre costose, espulsione di ebrei e musulmani, calo della produzione. Le bancarotte si susseguono nonostante i prestiti genovesi.
Filippo III delega tutto ai consiglieri e si limita a firmare paci con Inghilterra e Olanda. Fa espellere anche gli ultimi moriscos - un altro colpo all'economia. Filippo IV riprova la politica militare aggressiva ma l'Unione delle Armi (nuove tasse e arruolamenti) scatena rivolte in Catalogna e Portogallo, che ottiene l'indipendenza definitiva (1640).
Paradossalmente, questo è il Siglo de Oro della cultura spagnola: Cervantes scrive il Don Chisciotte, Velázquez dipinge i suoi capolavori, Calderón de la Barca porta in scena i suoi drammi. L'arte fiorisce mentre l'impero crolla.
L'Italia sotto dominio spagnolo vive una crisi profonda. Il Sud viene sfruttato per finanziare le guerre, la borghesia torna ad acquistare terre (rifeudalizzazione), l'economia ristagna. La Lombardia, strategicamente importante, viene trattata meglio per non bloccare lo sviluppo.
Episodio simbolo: La rivolta di Masaniello a Napoli (1647-48) mostra la disperazione popolare - ma fallisce per i contrasti tra ceti dirigenti e popolo.
Le altre potenze italiane cercano di sopravvivere: la Savoia gioca tra Francia e Spagna guadagnando territori, la Toscana resiste grazie ai Medici, Genova e Venezia entrano in crisi irreversibile per la perdita dei commerci, lo Stato pontificio si abbellisce con il Barocco mentre l'economia langue.