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LA SPEDIZIONE DEI MILLE, DESTRA E SINISTRA STORICA

21/9/2022

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LA SPEDIZIONE DEI MILLE
La conclusione della seconda guerra d'indipendenza non significò il completo
rasserenamento della vita politica ital

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LA SPEDIZIONE DEI MILLE La conclusione della seconda guerra d'indipendenza non significò il completo rasserenamento della vita politica italiana. Il Veneto era ancora nelle mani austriache. Francesco Crispi e Rosolino Pilo a causa del malcontento popolare dell'Italia meridionale, suggerirono a Garibaldi di guidare la "spedizione dei mille" e Cavour si dichiarò contrario per non provocare la Francia e l'Inghilterra, mentre era favorevole Vittorio Emanuele II. La notte tra il 5 e 6 maggio 1860, i mille volontari guidati da Giuseppe Garibaldi partirono da Quarto (Genova). Dopo aver fatto scalo a Talamone per rifornirsi di armi, raggiunsero Marsala ottenendo grandi successi con l'esercito borbonico. Man mano che procedeva, Garibaldi assumeva assumeva la dittatura su tutte le terre conquistate in nome di Vittorio Emanuele II. I siciliani appoggiavano l'iniziativa garibaldina per due motivi: il popolo sperava in un riscatto sociale, dove i contadini chiedevano la fine del latifondismo è una giusta distribuzione delle terre Gli aristocratici e i latifondisti volevano una trasformazione politica: volevano L'Unità d'italia perché ritenevano che i Savoia fossero in grado di difendere i loro privilegi meglio dei Borboni. Garibaldi decise di non appoggiare il tentativo di riscatto sociale promosso dai contadini. Quando però gli insorti manifestarono la loro intenzione di togliere le terre dei latifondisti, ci furono delle repressioni in particolare a Bronte (Catania). Il 7 settembre poi...

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Didascalia alternativa:

i Mille entrarono a Napoli e Francesco II detto Franceschiello si rifugiò nella fortezza di Gaeta. L'1 ottobre ci fu l'ultima battaglia, anche questa vinta da Garibaldi, lungo le rive del fiume Volturno. Ci fu una battaglia a Castelfidardo (vicino Ancona) dove vennero sottratte l'Umbria e le Marche allo Stato Pontificio. Il 17 marzo 1861 (anno dell'unità d'Italia) si riunì il primo parlamento nazionale. IL SECONDO IMPERO FRANCESE E L'UNIFICAZIONE TEDESCA Dal 1852 al 1868 ci fu il secondo impero francese di Napoleone III, non era né un regime parlamentare ne una monarchia, ma era un impero autoritario. Napoleone III sostenne il decollo industriale sul modella dell'Inghilterra, favorì la costruzione di grandi opere pubbliche (come la rete ferroviaria). Nacque la Banque de France e venne costruito il Canale di Suez che permise il raggiungimento dell'Asia senza circumnavigare l'Africa. Politica interna ed estera: con l'autoritarismo si aveva un controllo della libertà di stampa e di associazione. Napoleone usó senza scrupoli i plebisciti con i quali stabiliva un rapporto diretto con le masse. In politica estera perseguì l'obiettivo di fare della Francia la maggior potenza continentale. Inoltre aveva grandi ambizioni coloniali che lo portarono a interventi militari soprattutto in Messico (dove convinse Massimiliano d'Asburgo ad andare a colonizzarlo, dove poi morì fucilato). Bismarck il cancelliere dell'unificazione tedesca: in Prussia la classe dominante era formata dagli Junker, nobili proprietari terrieri. Nel 1861 salì al trono Guglielmo I e l'anno seguente divenne cancelliere Otto Von Bismarck un tipico esponente degli junker. Bismarck voleva che la Prussia guidasse l'unità nazionale con il solo strumento possibile, la guerra. Questo perché credeva che le grandi decisioni si potessero prendere solo con la forza. La Germania in guerra: Bismarck realizzó L'Unità della Germania attraverso 3 guerre. La prima fu nel 1864 contro la Danimarca. La Prussia si alleó con l'Austria e in una battaglia marittima a cavallo sconfissero i Danesi. A questo punto il principale stato era l'Austria. Così Bismarck strinse un'alleanza con l'Italia dichiarando guerra all'Austria. La scontro avvenne a Sadowa dove i prussiani sconfissero gli austriaci. La guerra tra Prussia e Austria fu anche la 3 guerra di indipendenza italiana che nonostante le sconfitte a Custoza e Lissa, vinse comunque grazie alla battaglia di Sadowa. Venne poi fumato il trattato di pace a Praga, dove l'Italia otteneva il Veneto è la Germania venne divisa in due confederazioni: la confederazione del Nord governata dal re di Prussia la confederazione del Sud indipendente dalla Prussia La guerra contro la Francia: Bismarck aveva un interesse per due regioni francesi: l'Alsazia e la Lorena. Manipoló una comunicazione di Guglielmo I, il dispaccio di Ems, un'informazione falsa per allarmare Napoleone III. L'imperatore francese nel luglio 1870, dichiarò guerra alla Prussia. La battaglia decisiva fu combattuta a Sedan nel settembre 1870, dove l'esercito francese fu annientato e Napoleone III venne fatto prigioniero. Due giorni dopo a Parigi fu proclamata la Terza Repubblica. Nel gennaio 1871, Guglielmo I venne incoronato imperatore di Germania e iniziò il secondo impero tedesco (Il primo fu il sacro romano impero germanico). Così si raggiunse L'Unità della Germania. L'EREDITÀ DEGLI STATI PREUNITARI L'Italia nonostante i 22 milioni di abitanti era un paese arretrato. La povertà era diffusa in particolare nelle campagne dove c'erano malattie e ignoranza. La mortalità infantile era diffusa e la maggior parte della popolazione era analfabeta. La maggioranza degli Italiani viveva nelle campagne e la maggioranza della popolazione lavorava nell'agricoltura. La rete ferroviaria non superava quella della Gran Bretagna e della Francia e la marina mercantile italiana era tecnologicamente superata. L'agricoltura al Sud era caratterizzata dalla presenza del latifondo, mentre nel Nord continuavano a diffondersi aziende agricole moderne. Per questo esisteva un vantaggio economico del Nord rispetto al Sud pur essendo due aree diversamente arretrate rispetto alle altre regioni europee. LA DESTRA STORICA AL POTERE Dal 1861 al 1876 l'Italia fu dominata dalla Destra storica, la destra liberale (liberismo economico). Gli uomini politici erano dei moderati, eredi di Cavour, e questo schieramento ebbe un ruolo storico nella formazione dell'Italia. Gli uomini della Destra storica proveniva dall'aristocrazia terriera. Al moderatismo della destra si contrappone la Sinistra, che era una politica elitaria, cioè la politica era riservata a un' élite di aristocratici. Il diritto di voto era riservato soltanto ai cittadini italiani in possesso dei seguenti requisiti: esseri di sesso maschile, avere 25 anni di età, saper leggere e scrivere e pagare almeno 40 lire di imposte all'anno. Destra e Sinistra storiche erano infatti partiti di notabili: partiti politici che raggruppavano gli eletti un Parlamento. Morto Cavour gli succedette un aristocratico toscano, il barone Bettino Ricasoli, che faceva parte della Destra storica. Aveva il compito di decidere se l'Italia doveva essere uno stato accentrato o decentrato. Il modello di Stato accentrato era la Francia napoleonica, che prevedeva un forte controllo del governo sui poteri locali, che avevano quindi poca autonomia. Il modello di Stato decentrato era invece la Gran Bretagna, che lasciava ampie libertà amministrative alle varie contee. Venne scelto il modello di Stato accentrato. L'Italia fu così divisa in Province (59) e il governo nominò per ogni provincia un suo rappresentante, il prefetto. Anche i sindaci dei comuni erano nominati dal governo. [prefetto= rappresentava il potere esecutivo nelle province; si occupava di sicurezza, sanità, igiene...] Lo Statuto Albertino divenne la Costituzione italiana e a tutta l'Italia venne estesa la moneta piemontese, la lira. Inoltre venne esteso a tutto il regno il codice civile il codice penale. Il governo italiano voleva sviluppare l'economia, e si sarebbe potuta sviluppare solo favorendo il libero scambio (liberismo economico) sia all'interno che all'esterno del Paese. Il governo guidato dalla Destra storica decise di attuare una politica economica per il raggiungimento del pareggio del bilancio (lo Stato doveva spendere quanto incassava). Nella battaglia per il pareggio del bilancio si distinse, come ministro delle Finanze, Quintino Sella, che voleva "far cassa" cioè aumentare le tasse e vendere i beni pubblici. Ci fu un ricorso al prelievo fiscale, i primi anni avvenne soprattutto attraverso le imposte dirette (sui redditi delle persone), mentre in seguito con le imposte indirette (sui prodotti). Un esempio di tassazione indiretta fu l'imposta sul macinato, introdotta nel 1868. Il grande brigantaggio: Da un punto di vista sociale il popolo meridionale si trovò di fronte a dei problemi: 1- la pressione fiscale tradizionalmente bassa nel regno delle due Sicilie aumentò di colpo. Prima non pagavano le tasse ma erano privi di servizi. 2- venne esteso a tutta Italia il servizio militare obbligatorio che strappava alle famiglie le energie lavorative. 3- le commesse statali (ferrovie ecc.) vennero nella maggioranza dei casi assegnate a imprese del Nord. Il diffuso malcontento esplose in una protesta nota come il grande brigantaggio: una rivolta compressa sia per la varietà delle figure coinvolte (ex soldati, contadini indebitati, criminali), sia per le dimensioni, poiché formarono bande di briganti almeno 80mila persone. Il nuovo Stato italiano venne individuato come nemico e per questo fu attaccato dai briganti. Il brigantaggio fu una guerriglia che durò 5 anni (1860-65). La guerra costò migliaia di morti e per questo nel 1863 venne applicata la legge Pica che condannava a pene pesanti anche i semplici sospetti di complicità con i briganti. La questione del brigantaggio quindi venne affrontata solo con un'ottica repressiva. La generale incomprensione dei problemi del Sud da parte del nuovo Stato italiano fece diffondere la mafia. IL COMPLETAMENTO DELL'UNITÀ D'ITALIA Al di fuori dei confini del Regno d'Italia c'erano ancora il Veneto, il Trentino, il Friuli-Venezia Giulia, il Lazio e soprattutto Roma. [Friuli-Venezia Giulia e Trentino si uniranno dopo la 1ª guerra mondiale] La Destra storica era contraria a una conquista armata di Roma, difesa anche militarmente da Napoleone III che era sensibile all'opinione pubblica francese di fede cattolica schierata a fianco del Papa. Nel giugno 1862 ci fu una prima iniziativa di Garibaldi, i garibaldini però vennero fermati proprio dall'esercito italiano. Lo scontro tra l'esercito italiano e i garibaldini avvenne sull'Aspromonte dove Garibaldi venne ferito e arrestato. L'Italia trasferì la sua capitale da Torino a Firenze. La terza guerra d'Indipendenza Nel 1866, Bismarck propose all'Italia un'alleanza nella battaglia contro l'Austria. Così ebbe inizio la terza guerra d'indipendenza che si risolse rapidamente e a vantaggio dell'alleanza italo-tedesca. Nonostante l'Italia venne ripetutamente sconfitta dall'esercito austriaco sia nella battaglia di Custoza sia in quella navale di Lissa. L'Italia aveva perso tutte e due le battaglie contro l'Austria, ma la guerra era stata vinta. Con la pace di Vienna (ottobre 1866) l'Italia ottenne il Veneto, ceduto all'Austria a Napoleone III, e poi "girato" all'Italia. Nel 1867 riprese l'iniziativa garibaldina di liberare Roma. Garibaldi entrò nello Stato Pontificio. Nel novembre 1867 i garibaldini si scontrarono a Mentana con i francesi, furono sconfitti e Garibaldi venne arrestato e conflitto nell'isola di Caprera (fra Sardegna e Corsica). Roma capitale d'Italia: Dopo la battaglia di Sedan, contro la Prussia, Napoleone III scappò a Londra. Nel settembre 1870 un corpo di bersaglieri, comandati dal generale Cadorna, entrò a Roma attraverso la breccia di Porta Pia. Lo Stato Pontificio, durato circa 1300 anni cessa qui, infatti nell'ottobre si svolse il plebiscito di annessione. Il trasferimento della capitale da Firenze a Roma avvenne nel luglio 1871. Nel maggio di quell'anno venne approvata una legge detta delle "guarentigie": ovvero delle "garanzie" date dallo Stato italiano al papa affinché potesse svolgere la sua professione spirituale. La legge dichiarava il papa "persona sacra e inviolabile", quindi non soggetta alle leggi dello Stato italiano. Inoltre gli veniva riconosciuta una dotazione annua di 3 milioni di lire e la sovranità sulla Città del Vaticano, i palazzi del Laterano e la villa di Castelgandolfo. Pio IX respinse queste norme e nel 1874 vietò ai cattolici di partecipare alla vita politica italiana. Questo divieto venne riassunto nella formula "non conviene". La conquista di Roma aprì così la questione romana: ostilità fra il papa e lo Stato italiano dal 1874 al 1929. LA SINISTRA STORICA AL POTERE Il 16 marzo 1876 ci fu il raggiungimento del pareggio del bilancio. Il 18 marzo 1876, durante un dibattito per il passaggio della gestione delle ferrovie dai privati allo Stato, la Destra perse l'appoggio della maggioranza dei deputati e cadde. In pochi anni morirono tutti i protagonisti del Risorgimento: Mazzini, Vittorio Emanuele II e Pio IX infine Garibaldi. Sinistra storica: Il re affidò l'incarico di formare il nuovo governo al leader dell'opposizione, Agostino Depretis. Pochi mesi dopo vinse le elezioni la Sinistra storica che governò per vent'anni, dal 1876 al 1896. Depretis presentò un programma politico, intendeva: -eliminare la piaga dell'analfabetismo -allargare il suffragio elettorale al 7% -abolire la tassa sul macinato -decentrare l'amministrazione pubblica (a differenza della Destra che era uno Stato accentrato) Le riforme di Depretis : Il primo importante provvedimento di Depretis riguardò l'istruzione, venne emanata la legge Coppino, furono creati asili d'infanzia e aperte numerose scuole serali. Però, a causa della diffusa povertà molti genitori continuarono a non consentire ai propri figli di frequentare la scuola. Nel 1884 venne abolita la tassa sul macinato. Contemporaneamente però ricomparve il deficit del bilancio. Con la riforma elettorale del 1882 il diritto di voto venne allargato, infatti per votare era necessario: -essere cittadini maschi maggiorenni (21 anni) -aver frequentato la seconda elementare (quindi saper leggere e scrivere) -pagare almeno 20 lire di imposte l'anno (invece di 40) Nel 1882 ci furono le elezioni che videro la vittoria della Sinistra. La politica economica: Sorsero le prime grandi industrie italiane (al Nord, e così si accentuò il divario con il Sud) come l'acciaieria Terni e le officine metallurgiche Breda. L'agricoltura rimaneva il settore prevalente ma a causa delle crescenti importazioni provenienti dall'America, il prezzo dei cereali si dimezzò e là produzioni agricola entrò in crisi. Per questo ci fu una politica economica protezionistica, ovvero vennero elevate le tariffe doganali a protezione della produzione interna. Il Governo che fino ad allora aveva seguito una politica liberoscambista della Destra storica, decise di introdurre tariffe doganali sul grano e molti altri prodotti industriali. Però gli altri Paesi alzarono a loro volta le tariffe doganali nei confronti dell'Italia. Questa politica protezionistica ebbe effetti positivi sulla produzione industriale, ma l'aumento del prezzo del grano determinò un peggioramento delle condizioni di vita del popolo. L'emigrazione risultò per molto l'unica soluzione. Inoltre ebbe anche effetti negativi sull'agricoltura del Sud, in quanto determinò la crisi dell'agricoltura specializzata di vino, olio e agrumi. La politica estera: (i rapporti che ebbe l'Italia con gli altri Stati) La Francia nel 1881 aveva occupato la Tunisia provocando una forte delusione all'Italia. L'Italia era un paese isolato a livello internazionale e per uscire dall'isolamento, e in segno di protesta nei confronti della Francia, nel 1882 l'Italia decise di allearsi con la Germania e l'Austria. Quest'alleanza diede luogo alla Triplice Alleanza: Italia, Germania e Austria intervenivano in aiuto reciproco solo in caso di aggressione da parte di altri Paesi. [quando scoppiò la 1ª guerra mondiale l'Italia però entra con la triplice intesa] Con questa alleanza con l'Austria però l'Italia rinunciava alle terre "non libere", come il Trentino e il Friuli-Venezia Giulia. Iniziò l'avventura coloniale dell'Italia: nel 1882 venne occupato uno stretto territorio sul Mar Rosso. Da lì le truppe italiane nel 1885 cercarono di conquistare Massaua. Quando però gli italiani cercarono di occupare anche l'interno del Paese, provocarono la reazione del negus, l'imperatore d'Etiopia (o Abissinia, come veniva chiamata allora). Nel gennaio 1887 un reparto italiano di 500 uomini venne sorpreso e massacrato a 7000 Etiopi.